Lo chenin blanc o pineau de la Loire è un vitigno storicamente legato al territorio della Valle della Loira.
I vini da chenin godono di una proverbiale acidità che consente anche lunghi invecchiamenti e risultati sorprendenti. Le denominazioni principali dove viene impiegato alla produzione di vini secchi, passiti e spumanti sono: Anjou, Saumur, Touraine e Vouvray.
Nicolas Joly, personaggio estremamente celebre per la sua visione pionieristica nel campo della biodinamica ha contribuito a creare un mito con un vino icona da 100% uve chenin. Infatti, nella piccola denominazione “Coulèe de Serrant” – vigna monopolio – vengono prodotte 20/25.000 bottiglie l’anno da viti dai 40 agli 80 anni totalmente o parzialmente attaccate dalla botrytis.
Joly, infatti, è fermamente convinto che questo vitigno può esprimere tutta la potenzialità del terreno con un livello di maturità dell’uva estremamente pronunciato e con la comparsa di muffa nobile.
Il vitigno Chenin blanc viene ampiamente utilizzato anche in Sudafrica per creare vini di alto livello.
Insieme allo Chardonnay è probabilmente il vitigno a bacca bianca a cui si è dedicato più spazio. Nel mercato internazionale sono presenti espressioni interessanti, (alcune che derivano da grappoli attaccati dalla muffa nobile) come: “Stellenrust” Chenin blanc, The FMC di “Ken Forrester” ed il Five Generations Chenin blanc “Cederberg Cellars”.
Il territorio italiano, così variegato ed ospitale per la viticoltura, si è prestato egregiamente alla produzione di grandissimi vini da uve internazionali. Lo Chenin sembra essere però un grande assente.
Perché sul territorio italiano non c’è praticamente ombra di questo vitigno? Perché non viene considerato dai produttori? La risposta a questo quesito è arrivata direttamente dal Professor Attilio Scienza, uno dei massimi esperti di viticoltura ed ampelografia a livello globale. Difficilmente, senza il suo contributo avrei potuto approfondire l’argomento in modo così accurato:
“Lo Chenin blanc, (chiamato Steel, in Sud Africa, in onore di Van Der Steel, proprietario della fattoria Costantia, fondata alla metà del XVIII sec.) è un vitigno che appartiene al gruppo genetico dei discendenti del Gouais come i Manseng, il Sauvignon, il Riesling etc e come questi ha la caratteristica di essere in grado di sintetizzare i precursori d’aroma dei tioli (specifiche molecole odorose). Questi derivati dei caroteni danno al vino un particolare carattere minerale, quasi metallico, ma in ambienti adatti e con vinificazioni riduttive. In Italia e nei Paesi mediterranei in genere, lo Chenin blanc non ha mai avuto fortuna perché non ha un buon controllo dell’acidità, tende ad avere un PH ed una concentrazione di zuccheri elevata, che danno un carattere ossidativo al vino. Qualche tentativo di coltivazione al di fuori della valle della Loira è stato fatto in California ed in Australia, in zone costiere dove prevale il clima temperato dell’oceano, ma i vini non sono molto apprezzati dal consumatore per un tono amaro di nocciola tostata. I migliori risultati si ottengono in climi temperato freschi dove è possibile una sovra maturazione spesso accompagnata dalla infavatura della botrite”.