La storia del Sassicaia vede come protagonista il Marchese Mario Incisa Della Rocchetta, quando da giovane studente universitario alla facoltà agraria di Pisa, sogna di creare un proprio vino, prodotto in Toscana, che abbia la complessità e l’armonia dei più grandi vini di Bordeaux.
Il sogno è iniziato a concretizzarsi quando nel 1930 nella piccola chiesa di Bolgheri, Mario Incisa della Rocchetta prende come sua sposa Clarice della Gherardesca, discendente di Ugolino citato anche da Dante nella Divina Commedia. La novella sposa è proprietaria della Tenuta San Guido già da diverse generazioni, quella stessa tenuta che Carducci descrive nella sua poesia “Davanti San Guido” con: “I cipressi che a Bólgheri alti e schietti van da San Guido in duplice filar, quasi in corsa giganti giovinetti mi balzarono incontro e mi guardar”.
Nel frattempo il Marchese coltiva anche una sua grande passione che ha sin da piccolo, i cavalli da corsa purosangue, tantoché nella tenuta Chigi all’Olgiata – di proprietà materna –, assieme a Federico Tesio fonda un allevamento da cui tra l’altro proviene anche un famoso e imbattuto campione di galoppo: Ribot!
Ma torniamo alla storia del Sassicaia…
Mario Incisa della Rocchetta impianta le prime barbatelle di Cabernet provenienti dalla tenuta dei Duchi Salviati a Migliarino (e non dalla Francia), nei terreni che dalla rocca di Castiglioncello scendono dolcemente in colline affacciate verso mare, circondate dalla macchia mediterranea che in Toscana e soprattutto nella parte della Maremma, è caratteristica. L’ inventiva di un genio sta proprio qui, l’idea di impiantare un taglio bordolese in Maremma, una terra non proprio nota per la viticultura a quel tempo. La decisione di mettere a dimora qui le proprie viti è grazie alla grande somiglianza che il terreno sassoso e roccioso aveva con la zona di Graves a Bordeaux. Proprio da questo, dalla composizione del terreno, che prenderà il nome uno dei vini più importanti dell’enologia italiana: Il Sassicaia (la sassicaia in toscano appunto vuol dire un terreno ricco di sassi, di rocce o ghiaia).
Ma andiamo a piccoli passi…
Vennero usate anche metodologie francesi sia in vigna con una drastica potatura per limitare le rese, e sia in cantina dove furono utilizzate barriques per l’affinamento. Venne prodotto un vino totalmente differente dal modello locale che si conosceva al tempo, cioè un vino che potesse essere consumato già dalla fine dell’inverno successivo alla vendemmia. Ben presto il Marchese si rese conto che più il tempo passava e più il vino acquisiva struttura, armonia e complessità in affinamento.
Dal 1948 al 1968 il Sassicaia rimase un dominio strettamente privato e veniva bevuto esclusivamente nella Tenuta. Proprio intorno al 1968 che si ha la vera svolta, quando Mario Incisa, grazie al legame di parentela con la famiglia Antinori, decise di farsi aiutare dal loro enologo, Giacomo Tachis. Fu così che proprio nel 1972 vide la luce la prima etichetta di Sassicaia messa in commercio con l’annata 1968, anche se Tachis proprio per questa annata fece un taglio di più annate che andava dalla 1965 al 1969. In seguito non furono imbottigliate due annate, la ’69 e la ’73. Proprio con il Sassicaia 1974, il Marchese chiese a Luigi Veronelli un parere sul suo vino, tanto che da quanto ne rimase stupito, gli dedicò l’intera rubrica sul numero Panorama. La consacrazione internazionale arrivò a Londra, durante una degustazione di campioni anonimi organizzata da Hugh Johnson, quando il Sassicaia 1972 – proveniente da un’annata piovosa – sbaraglia tra i migliori Cabernet Sauvignon del mondo, campioni tra cui comparivano anche i migliori Château bordolesi. Alla metà degli anni ’70, il Sassicaia di Bolgheri era diventato un mito dell’enologia italiana, innescando una rivoluzione enologica in Toscana ed in tutta Italia.
Sia in cantina che in vigna Giacomo Tachis venne affiancato da Niccolò, figlio di Mario, i quali insieme stabilirono il protocollo di produzione riducendo il cabernet franc al 15%, contenerono le rese, eliminarono tutti i vigneti estranei e stabilirono i tempi di affinamento.
Il sogno di un vino di razza, come i suoi purosangue si è realizzato, tanto che un decreto ministeriale del 5 novembre 1994 stabilisce la prima (ed unica) DOC in Italia riservata unicamente ad un’azienda, i cui confini risiedono esclusivamente nella Tenuta “Bolgheri Sassicaia”.
Mario Incisa della Rocchetta muore il 4 settembre del 1983, lasciandoci un’opera d’arte che tutt’oggi, anno dopo anno, continua a stupirci e conquistare prestigiosi premi dalla critica enologica di tutto il mondo.