Dopo gli (s)conosciuti di Spagna…quelli del Portogallo: attraversiamo la frontiera per scoprire quattro vitigni lusitani.
Riprendiamo il nostro viaggio alla scoperta del Portogallo, un paese caratteristico e tradizionale, dove la cultura mediterranea si fonde con l’ambiente atlantico e proprio questa fusione permea la sua enogastronomia e la sua società.
Scogliere frastagliate che dominano la potenza dell’Oceano, sconfinate zone rurali, piccoli paesi dove pare che il tempo si sia fermato e grandi (ma sempre tipiche) città come Lisbona, Faro e Porto. Questa è l’immagine del Portogallo. E quella vitivinicola? In primis i vini liquorosi, il loro tesoro storico proprio perché in un paese dove il commercio era prevalentemente marittimo per assicurare la qualità del vino trasportato, proteggerlo da ossidazioni e sensibili variazioni termiche si provvedeva alla fortificazione (aggiunta di alcol etilico o acquavite di vino). Proprio così nacquero il Porto nelle sue categorie Ruby, LBV, Vintage, Garrafeira, Tawny, Colheita e anche il Madeira. Anche i rossi portoghesi sono abbastanza famosi fuori dai confini nazionali, specialmente quelli della Douro DOC, prodotti con le medesime uve del Porto (tinta roriz, tinta barroca, touriga nacional, tinta amarela..); questa zona è il proseguimento della Ribera del Duero spagnola, dominata dal tempranillo (che coincide con la tinta roriz portoghese).
Il Portogallo, come dicevamo, è terra di tradizione e privilegia i vitigni autoctoni, infatti si contende con l’Italia il primato per la maggior varietà di vitigni autoctoni e la superficie vitata ad essi dedicata. Molti di questi vitigni sono sopravvissuti alla fillossera grazie alla conformazione sabbiosa del suolo, specialmente nelle zone atlantiche come Lisbona e la penisola di Setúbal (50 km a sud della capitale).
Fra i vitigni autoctoni, che ho avuto modo di conoscere, ho scelto i quattro che mi hanno particolarmente colpito nelle loro espressioni monovitigno… alcuni degustati durante un viaggio in Portogallo e altri qualche anno dopo. La ricerca di espressioni monovitigno è spesso difficile in Portogallo, poiché sono più abituati al blend di anche quattro o cinque vitigni diversi.
Arinto
Varietà a bacca bianca diffusa in quasi tutto il Portogallo: dalla regione settentrionale atlantica del Minho al più caldo e continentale Alentejo (centro-sud), anche se i migliori risultati si ottengono nella Bucelas DOC, all’interno della regione di Lisbona. L’arinto è un vitigno versatile, caratterizzato da un’elevata concentrazione di acidità fissa e una maturazione precoce; viene utilizzato per la produzione di vini bianchi intensi e freschi dalle spiccate note minerali e citriche (lime, limone…) e, di recente, anche spumanti metodo classico. Decisi sentori minerali, lime, limone e con l’invecchiamento note più complesse… pare la descrizione di riesling! Molti esperti del vino, soprattutto del mondo anglosassone (che storicamente sempre hanno “avuto a cuore” il mondo vitivinicolo portoghese) hanno sottolineato questa analogia tra i due vitigni, supportati anche da una leggenda secondo la quale l’arinto fosse stato portato in Portogallo da alcuni crociati tedeschi direttamente dalla Valle de Reno (quindi un possibile clone di riesling). Recenti studi hanno però smentito questa teoria, anche se può essere comunque interessante questa analogia sensoriale per tutti i possibili abbinamenti con la gastronomia portoghese tipicamente di mare.
Bucelas DOC Arinto Reserva 2016 – Mira do Ó
Giallo paglierino intenso, all’olfatto si esprime in decise note di lime e ananas, seguiti da fiori di agrumi e sul finale lievi note minerali. Al gusto è secco e decisamente fresco, ma avvolgente; intenso e persistente per un risultato di qualità.
Encruzado
Nel Dão, piccola regione a sud del fiume Douro, l’encruzado è il vitigno a bacca bianca più allevato. Nonostante il suo nome significhi in portoghese “incrociato” è considerato autoctono di questa regione e non risulta essere originato da un incrocio di altri vitigni. E’ una delle recenti scommesse dell’enologia moderna portoghese poiché si esprime in vini dotati di struttura con un perfetto equilibrio tra alcol e acidità, un ottimo potenziale evolutivo anche con elevazione in legno.
Dão Serra da Estrela DOC Encruzado 2015 – Adega Madre de Água
Giallo paglierino con riflessi dorati, all’olfatto si apre su note di tulipani e pompelmo, seguiti da muschio e in finale ginestra. Al gusto spicca l’equilibrio perfetto tra freschezza e struttura alcolica, accompagnato da una delicata sapidità; fine e persistente.
Castelão
Il castelão è uno dei vitigni a bacca nera più diffusi in tutto il Portogallo; resistente alla siccità, strutturato e ricco di tannini, si esprime con originalità in tutte le regioni. Nella penisola di Setúbal, il fresco clima atlantico e i terreni prevalentemente sabbiosi accompagnati dalle basse rese produttive pongono le condizioni per esprimersi in un vino rosso fresco e moderatamente tannico. Nella regione del Tejo, così come nella più meridionale dell’Alentejo, il clima continentale più arido e il terreno calcareo conferiscono ai vini prodotti a base di castelão (in monovitigno o in blend) maggior intensità e struttura. Nell’Algarve (estremo sud del Portogallo) il clima mediterraneo rende i vini ottenuti da questo vitigno (prevalentemente tutti in blend) particolarmente tannici. In piccole quantità lo si può trovare anche lungo le rive del Douro, infatti è uno è dei numerosi vitigni che rientrano nell’uvaggio del Porto.
Vinho regional Alentejano “Tinto de Castelão” 2016 – Fita Preta
Rosso rubino profondo, all’olfatto libera subito sentori di ciliegie sotto spirito e confettura di more, accompagnati da note di lavanda, caffè e sul finale un lieve ricordo di grafite. Al gusto è un assaggio subito caldo, ma bilanciato perfettamente da un elegante tannino; strutturato e intenso.
Baga
Siamo in Beiras, regione atlantica situata nel centro-nord del paese a circa 100 km più a sud della città di Porto, all’interno della Bairrada DOC dove il protagonista indiscusso è un vitigno a bacca nera autoctono: il baga. Il suo nome in portoghese significa “bacca” proprio per indicare che i suoi acini sono decisamente piccoli e dalla buccia assai spessa (proprio come le bacche) ricca di polifenoli, soprattutto di tannini che conferiscono al vino una certa astringenza, da levigare necessariamente con la maturazione, e un po’ meno di antociani: infatti il colore è piuttosto scarico. Caratterizzato da una maturazione tardiva, mantiene sempre un’ottima acidità che, assieme alla buona struttura alcolica e all’elevata tannicità, rendono questo vitigno adatto alla produzione di vini destinati all’evoluzione per anni! Tannino ed acidità, struttura, colore scarico, note speziate…quando l’ho degustato la prima volta mi ricordava un nebbiolo e mi azzardo a dire, similare a un Gattinara. Ma non finisce qui…grazie alla sua freschezza e struttura il baga è stato di recente valorizzato per la produzione di spumanti metodo classico, in versione Blanc de Noirs (Branco de Tintas in portoghese) o Rosé, con il progetto Baga@Bairrada; la base ampelografica deve essere baga per almeno l’85%, il dosaggio deve essere Bruto Natural, Extra Bruto o Bruto e l’affinamento minimo previsto è di 12 mesi per la Reserva (prodotto base), 24 mesi per la Super Reserva e 36 mesi per la Grande Reserva.
Bairrada DOC “Vinha Pan” 2011 – Luis Pato
Rosso rubino con vivi riflessi granati, all’olfatto è ampio, evidenziando un bouquet di lamponi in confettura, fragoline di bosco e alloro, integrati da foglie di tabacco e pepe bianco. Al gusto è morbido e decisamente tannico, con una piacevole freschezza sul finale; buona struttura e intensità risaltano la sua finezza.