Piccolo decalogo: Menzioni Geografiche Aggiuntive del Barolo, quando il sommelier si trasforma in GPS.
- I vigneti Langaroli sono senza ombra di dubbio i più ambiti su tutto il territorio italiano. Le quotazioni per accaparrarsi un ettaro hanno raggiunto i livelli della inarrivabile Borgogna. Il valore supera il milione di euro e raggiunge anche i due milioni nelle aree più prestigiose. Non a caso, queste stime sono oggetto di studio da parte di riviste finanziarie come Sole 24 ore e Financial Times.
- Tuttavia, anche avendo a disposizione un capitale di tutto rispetto, bisogna fare i conti con le normative imposte che regolano in modo minuzioso le autorizzazioni agli eventuali nuovi impianti. Non si parla solo di eventuali investitori ammaliati dalla fascinosa zona vinicola Piemontese. Per farsi un’idea, basta dare un’occhiata alle assegnazioni 2020 della regione Piemonte, che sono tutte inferiori rispetto alle richieste dei produttori locali (big compresi). Per inciso, il Piemonte è lontano anni luce da certe “appellations” che si allargano a macchia d’olio.
- Le Menzioni Geografiche Aggiuntive introdotte nel 2010 hanno fornito una chiave di lettura più accessibile, in merito alle grandi differenze riscontrabili nel territorio ed al blasone della vigna. Così come avviene in altre regioni di grande interesse internazionale, l’indicazione del vigneto colloca la produzione di un vino ad un delimitatissimo areale.
- Il consorzio a tutela del Barolo e Barbaresco ha dichiarato che il considerevole sforzo atto a valorizzare l’identità dei diversi territori è stato esemplare. Il lavoro è stato capillare ed i risultati raggiunti sono stati soddisfacenti, finalmente sono state poste a battesimo ufficiale le 171 menzioni.
- In etichetta si può aggiungere la parola vigna, ma solo in abbinamento ad una MGA e sebbene le rese siano già piuttosto restrittive dalla nascita della DOCG (1980) ovvero 8 tonnellate per ettaro, con l’indicazione della vigna oltre l’MGA si riducono a 7,2 tonnellate.
- Se oggi si è arrivati a questa estrema e fortemente voluta esaltazione del territorio, (che avvicina l’Italia al concetto francese di cru) è anche grazie alla pionieristica ma esaustiva “carta del Barolo” di Renato Ratti, alle parole spese da Luigi Veronelli in molteplici occasioni letterarie e agli storici Barolo annata 1961 Bussia di Prunotto e Rocche di Castiglione di Vietti che sonno stati tra i primi ad imprimere il luogo di genesi del vino sulle loro etichette.
- Statisticamente i vini con MGA apposta, sono più costosi rispetto ai Barolo da assemblaggio ma ciò non li rende automaticamente qualitativamente superiori.
- Alcuni celebri esempi di MGA baroliste sono: il minuscolo vigneto Bricco Rocche, il più piccolo, con un’unica etichetta prodotta dalla famiglia Ceretto. Situato nel comune di Castiglione Falleto con appena 1,46 ha. Da non confondere con Bricco Rocca, che invece si trova in zona La Morra.
- Il più grande, secondo solo al vigneto al Bricco San Pietro è l’immenso vigneto Bussia. Talmente grande da appartenere a due comuni e ad essere a sua volta suddiviso in sottozone. Ben 298 ettari e dei nomi da far girare la testa agli appassionati, come Pianpolvere e Colonnello.
- Di reputazione a livelli impareggiabili si collocano sicuramente molto in alto anche il Monprivato di Castiglione Falletto, con una piccola superficie di 7 ha ed una sola etichetta in commercio (ed annessa riserva) firmata Giuseppe Mascarello, Rocche di Castiglione con i Barolo di Oddero, Brovia, Sordo ed altri, Falletto col supremo Vigna Le Rocche di Bruno Giacosa e Rocche dell’Annunziata, situato a La Morra, di celebre eleganza con l’effige di Voerzio, Scavino, Aurelio Settimo e molti altri maestri del Barolo.