Immersi nelle splendide campagne nel cuore della Toscana, precisamente nella provincia di Siena, vi è una terra magica, dove le dolci colline abbracciano il fiume Orcia, e i campi di grano fanno da spartiacque ad oliveti, vigne e poderi immersi nel verde: la Val d’Orcia. Una valle unica, ma anche parco naturale, artistico e culturale, tanto da essere stato proclamato (il 2 luglio 2004) “Patrimonio Mondiale dell’Umanità” dall’UNESCO. Un territorio incantato, dove a farvi da cornice è il Monte Amiata, vulcano ormai dormiente, essenziale per il microclima e fonte di riparo naturale da tempeste, grandinate ed altri eventi metereologici.
Questo quadro naturale è incastonato al centro delle due denominazioni simbolo della viticultura senese, ma anche italiana, quali il Brunello di Montalcino e il Nobile di Montepulciano. Una terra tanto bella quanto faticosa che ha trovato qualche difficoltà ad emergere, poiché offuscata da due grandi denominazioni conosciute in tutto il mondo, ma senza dubbio di propria personalità e carattere. L’Orcia DOC è una denominazione che nasce il 14 febbraio del 2000, grazie al grande lavoro di alcuni produttori fondatori del “Consorzio del Vino Orcia”, con lo scopo di promuovere, tutelare e incentivare lo sviluppo del suo territorio e logicamente dei suoi vini.
La maggior parte dei produttori di questa denominazione sono dei veri e propri artigiani della vigna e ormai esperti vignaioli che si sono tramandati l’arte di fare vino di generazione in generazione, lavorando in silenzio uniti nel solito obbiettivo: far conoscere questa terra magnifica e i vini che ve ne prendono vita. E che vini!
Il disciplinare Orcia prevede la produzione di vini che vantano questa denominazione in 12 comuni. Da Buonconvento a Trequanda, da Castiglione d’Orcia a Pienza, passando per Radicofani sino ad arrivare a San Casciano dei Bagni. Qui è racchiusa nelle zone più belle e nei paesaggi incantati che solo la Val d’Orcia riesce ad esprimere. Le declinazioni prodotte che possono entrare a far parte di questa denominazione sono 5: “Orcia” (minimo 60% sangiovese, più altri vitigni autorizzati dalla Regione Toscana ma non aromatici), “Orcia Riserva” (stesso uvaggio della denominazione Orcia, sottoposto però a 24 mesi di invecchiamento, 12 dei quali in legno), “Orcia Sangiovese” (utilizzo minimo di 90% di sangiovese e per il restante 10% canaiolo nero, colorino, ciliegiolo, foglia tonda, pugnitello e malvasia nera), “Orcia Sangiovese Riserva (stessi uvaggi della tipologia ”Orcia Sangiovese” sottoposto ad almeno 30 mesi di invecchiamento di cui 24 in botti di legno), “Orcia Rosato”, “Orcia Bianco”, e “Orcia Vin Santo”.
Vorrei approfondire, anche con qualche nota di degustazione, la storia di alcune aziende che ho avuto il piacere di visitare.
Azienda Campotondo:
L’azienda Campotondo si trova nel comune di Castiglione d’Orcia, precisamente nella frazione di Campiglia d’Orcia, arroccata nel versante senese del Monte Amiata ad un’altitudine di 550-600 metri. Le vigne si estendono per 2,5 ettari affacciate su un panorama a dir poco mozzafiato con vista a lungo raggio sulla Val d’Orcia. La cantina è gestita da Paolo Salviucci, vero e proprio artigiano della vigna, che assieme alla figlia Elena portano avanti con passione ed estrema attenzione il proprio stile e la propria storia vinicola. Sempre attenti al rispetto per il territorio e alla loro filosofia produttiva, fanno dei vini di Campotondo un qualcosa di unico e di grande qualità. La prima etichetta prodotta è stata di vino bianco ovvero Il Tavoleto, un vino prodotto interamente da uve chardonnay in una terra non proprio nota per questo vitigno. Conseguentemente Paolo ha iniziato a produrre vino rosso con più varietà di uve allevate; non manca il “Re” indiscusso della zona – il sangiovese – ma anche colorino e merlot. Il vino di cui vi parlerò oggi è “Il Tocco”, un Orcia Sangiovese Riserva DOC, prodotto con sangiovese al 90% e 10% di colorino che effettua 24 mesi di invecchiamento tra tonneaux e barriques dopo la fermentazione.
Il Tocco 2016: al naso si presenta con una ottima frutta rossa matura accompagnata da una decisa nota tostata ed una elegante balsamicità. La bocca è lo specchio del naso, fresco, con un tannino ben marcato ma non invadente. Il sorso è verticale ed elegante, fine e molto persistente. Un vino già in grande forma ma che sicuramente tra qualche anno, dopo un po’ di “riposo” in cantina, e di affinamento in bottiglia, esprimerà il suo grande carattere e le sue ottime potenzialità. 92/100
Azienda Capitoni:
L’azienda Capitoni sorge su di una dolce collina dove la vista spazia dallo splendido borgo di Pienza, affacciato sulle sue campagne, fino ad ammirare il profilo del Monte Amiata. La famiglia lavora nel podere Sedime già dal 1962, e ne diventa proprietaria nel 1968. Marco nasce proprio qui, figlio di una famiglia contadina amante della propria terra e delle proprie tradizioni; acquisisce tutte le nozioni agricole dal padre Francesco, ed inizia quella che poi sarà la sua vera grande passione: la produzione del vino con il marchio Capitoni. Adesso Marco è affiancato in azienda dal figlio Angelo, con il quale condivide la passione per la propria terra. Il Podere Sedime si trova ad un’altezza di circa 460 metri su un terreno prevalentemente a stratificazioni sabbiose e argillose di formazione marina, allevato a cordone speronato con il quale vengono coltivati tre cloni di sangiovese e il merlot. Il vino di cui parleremo oggi è “Capitoni”, un Orcia Riserva, con un uvaggio pari all’85% di sangiovese e 15% di merlot (blend che varia in base all’annata), che affina per 18 mesi almeno in legno francese, sia botti grandi che barriques. Vorrei aprire però una piccola parentesi su un altro vino che mi ha incuriosito molto, il “Troccolone” un Orcia Sangiovese DOC vinificato in anfora. Un vino semplice, fresco, fine e abbastanza persistente da bere nei caldi mesi estivi, magari con una bella tartare di Chianina.
Capitoni 2016: al naso si apre con eleganti sentori di frutta scura molto matura come prugna e amarena, per poi virare su una gradevole nota tostata e lievemente balsamica. In bocca troviamo ben equilibrato quello che già ci aspettavamo dal naso: una bella frutta matura in primis ed un tannino ben marcato ma integrato bene; note lievemente balsamiche accompagnano un sorso fresco, fine e persistente. 91/100 (era 90+)666666.
Donatella Cinelli Colombini:
La Fattoria del Colle è di origine cinquecentesca (1592), costruita dagli avi dell’odierna proprietaria Donatella Cinelli Colombini nonché attuale presidente del Consorzio del Vino Orcia, e fu persa durante le lotte religiose dai propri antenati, per poi esser riacquisita nel 1919 dal bisnonno Livio Socini. Si trova nel comune di Trequanda – al confine con il piccolo borgo di San Giovanni d’Asso noto per il pregiato tartufo bianco delle Crete Senesi – costituita da diversi edifici che fanno sì che sembri un piccolo borgo immerso nella natura. Donatella, proprietaria anche del “Casato Prime Donne” a Montalcino, inizia a dirigere le due aziende dal 1998 apportando radicali modifiche, amalgamando tecnologia e tradizione come propria filosofia. L’azienda – che prende appunto il nome della proprietaria-, si estende per 17 ettari vitati composta da una struttura agrituristica (oliveti, ettari seminativi e tartufi bianchi) con varie tipologie di uve coltivate quali il sangiovese, il merlot, il sagrantino e il foglia tonda (antico vitigno autoctono che Donatella, assieme ad altri vignaioli, ha voluto recuperare ed iniziare a studiare, in collaborazione con ricercatori universitari). Il vino di cui voglio parlarvi è il frutto di un connubio tra sangiovese (65-70%) e foglia tonta (30-35%) che, vinificato per la prima volta nel 2001, ha raggiunto negli ultimi anni – precisamente dal 2015 – livelli di eccellenza indiscussa, contraddistinguendosi dagli altri per la sua ampiezza e precisione gustativa.
Cenerentola 2016: Al naso è ampio, intenso, con frutti rossi ben maturi in primis, per poi lasciare spazio a leggere note di liquirizia e ancor più sottili di pepe nero. In bocca è caldo ed abbastanza morbido, con un tannino ben integrato. Un sorso abbastanza fresco, strutturato e armonico, fine e di grande persistenza. 93/100
Azienda Bagnaia:
Lungo la vecchia Cassia, precisamente a San Quirico d’Orcia, posta su di una collina che si affaccia sulla tipica campagna senese, vi è l’azienda Bagnaia, totalmente a conduzione familiare, acquisita da Fiorella e Luigi Olivieri alla fine degli anni 80. Nel 1990 realizzano i propri sogni, riuscendo ad aprire l’agriturismo – gestito da Fiorella – e impiantare una nuova vigna – curata da Luigi – dove viene coltivato sangiovese, syrah e merlot. Oggi è gestita dal figlio Nico che, assieme alla moglie Giovanna, portano avanti le tradizioni di famiglia, con passione e sacrifici, custodendo antichi segreti per ottenere sempre il meglio dalla natura. Vengono coltivate diverse tipologie di uve, tutte allevate a cordone speronato, tra cui: sangiovese, merlot, colorino, syrah e petit verdot. Il vino di cui vi voglio parlare è il “Miraggio Rosso”, un Orcia DOC, 100% sangiovese che dopo una macerazione sulle bucce di 15-18 giorni, affina sia in botti che in tonneaux di rovere francese e di Slavonia per 30 mesi, per poi riposare in bottiglia per ulteriori 12 mesi prima di uscire in commercio.
Miraggio Rosso 2015: Al naso è ampio, elegante, con una bella nota tostata che apre un’olfattiva complessa, dove un’elegante ciliegia ben matura è accompagnata da sfumature di caffè, per poi far percepire una lieve e piacevole nota balsamica. In bocca è altrettanto ampio, intenso ed elegante. Ciliegia ben matura ed amarena aprono un sorso davvero intrigante, caffè, cioccolato e sfumature di sottobosco entrano in scena in chiusura. Tannino preciso, vino fine, armonico e di grande persistenza. 93/100
Vale davvero la pena perdersi nello studio di una zona così bella e allo stesso tempo difficile, dove sacrifici e duro lavoro sono alla base di ogni famiglia che spende sudore e risorse per la valorizzazione e la scoperta di un territorio magnifico, sorretto da gente straordinaria.