La bellezza del mondo del vino è costituita da tanti elementi tangibili e non, capaci di far innamorare perdutamente chi ci si avvicina. I paesaggi, i retroscena scientifici, gli stili, le degustazioni e gli attimi romantici costellano indelebilmente la vita degli appassionati.
Se abbiamo tutto questo macrocosmo a disposizione, dobbiamo anche ringraziare il lavoro di alcune grandi personalità del vino. Uno fra questi è il Dott. Franco Biondi Santi, celebre icona della cantina sinonimo di qualità e storia, ma anche personaggio di grandissimo valore umano che si è prestato come custode di un rito sagace e lungimirante volto a edificare un legame tra la genesi di un vino, la sua vita ed il consumatore.
Franco Biondi Santi è colui che ha portato l’azienda familiare dai “4 ettari ai 25 ettari” (fonte sito aziendale) e che ha quindi contribuito a mettere in pratica concetti di selezione a livello estremamente pionieristico nonché ad erigere il Brunello come vessillo per l’immagine internazionale del vino italiano. L’amore che il Dottore ha infuso nel suo lavoro, gli oltre 40 anni dedicati all’affermazione di un mito in Italia e nel mondo sono visibili agli occhi di tutti. Franco Biondi Santi è stato anche protagonista di un paradosso, in quanto, è passato dall’essere un visionario delle più moderne tecniche qualitative in materia enologica, allo schierarsi in maniera netta e conservatrice per difendere l’impiego del Sangiovese come unico componente nella ricetta del Brunello di Montalcino.
La ricolmatura, incredibile rituale della cantina storica.
La straordinaria longevità del Brunello del Greppo, ha indotto Tancredi Biondi Santi, padre del Dott. Franco a cominciare la pratica della ricolmatura delle vecchie Riserve. Il potenziale del vino e l’incredibile e lenta progressione degli aromi terziari, dovevano fare i conti con la limitata tenuta del tappo. Il tempo metteva a dura prova la resistenza dello stesso e pertanto, procedere con la ricolmatura, poteva essere la soluzione per donare vitalità a bottiglie che meritavano di essere apprezzate con margini di tempo più estesi.
Inizialmente (si parla del primo ventennio del 900) la pratica veniva messa in atto solamente per le bottiglie di proprietà dell’azienda. Dal 1990 c’è stata una geniale evoluzione e la pratica è stata allargata anche ai proprietari privati di bottiglie, tramite un bando, prevedente un regolamento. Le bottiglie non idonee, sarebbero state declassate a seguito di analisi preliminari. La ricolmatura è un atto estremamente romantico. Le bottiglie che, nel tempo, avessero subito una fisiologica scolmatura, sarebbero state ricolmate con vino della stessa annata, conservato nell’ambiente originario.
Dalla scomparsa di Franco Biondi Santi (2013) l’azienda si è riservata di rivedere la pratica e ne avrebbe valutato l’effettiva fattibilità futura. La pratica sarebbe stata effettuata in cantina, in ambienti climatizzati ed in seguito sarebbe stata rilasciata una certificazione di autenticità. La ricolmatura avrebbe consentito un prolungamento della vita del vino che, se correttamente conservato, sarebbe potuto durare ancora a lungo. Il costo, indicato nel bando, sarebbe stato applicato a peso, al netto delle operazioni di cantina (per la ricolmatura dell’annata 1945 sarebbero serviti 7,92 Eur per grammo di vino).
In un settore dove, il contributo storico di un produttore nell’ascesa di un areale di produzione fa sognare ad occhi aperti gli appassionati, non si può far altro che continuare a celebrare la grandezza del vino del vecchio continente, lasciato in eredità dai grandi esponenti del passato.