La storia di cui andremo a parlare oggi è quella di una famiglia pioniera della viticultura italiana, ma in particolar modo quella abruzzese: la famiglia Valentini.
L’azienda Valentini ha radici ben salde fin dal XVII secolo in Abruzzo, e precisamente a Loreto Aprutino, un villaggio di 7300 anime circa nella provincia di Pescara. Questo borgo è conosciuto – oltre che per il vino – per la sua bellezza tanto da essere stato premiato da Skyscanner tra i 20 paesi più belli d’Italia e, per le eccellenze gastronomiche: in primis l’olio d’oliva, fonte essenziale dell’economia locale. Grazie ai rigogliosi uliveti e ai numerosi frantoi presenti nel paese, forma assieme ai comuni di Pianella e Moscufo il cosiddetto “triangolo d’oro dell’olio”.
La famiglia Valentini, di origine spagnola, ha iniziato il proprio lavoro nell’azienda dal 1650. Inizialmente produceva perlopiù grano, olio e logicamente vino, ed è stato così per molti anni a venire della sua lunga storia, fino a che, agli inizi del ‘900 un erede della famiglia, Edoardo, prese il compito di gestire personalmente la cantina. I suoi avi si sono sempre occupati della conduzione della tenuta, anche se hanno svolto ruoli differenti, arrivando a ricoprire anche cariche importanti all’interno della società locale. Per Edoardo invece, l’azienda era in prima linea su tutto. Grazie al suo carattere carismatico, e alla vasta conoscenza per la propria terra, iniziò a produrre dei vini di alta qualità, con passione e dedizione nella sperimentazione di quelle varietà di uve autoctone – il trebbiano e il montepulciano – che, secondo lui, avevano la capacità di poter esprimere grandi sensazioni.
È Proprio Edoardo, assieme anche a dei grandi produttori della zona, come Emidio Pepe e a Barone Cornacchia a richiedere incessantemente la DOC per il Montepulciano e Trebbiano d’Abruzzo, riuscendo ad ottenerla il 28 giugno 1972.
Oggi è il figlio Francesco Paolo alla guida dell’azienda, che dal 1981 ha affiancato il padre nella gestione della cantina – fino alla sua scomparsa nel 2006 – adottando le medesime tecniche e adoperandole con continuità, per quello che è lo stile lavorativo e produttivo di questo meraviglioso marchio.
L’azienda Valentini si estende per 250 ettari totali, 70 dei quali impiantati a vigneto e 60 ad oliveto. Le varietà di uve prodotte sono due: il montepulciano e il trebbiano che localmente è chiamato svagarina. Quest’ultima differisce dagli altri trebbiano come quello toscano e romagnolo, poiché ha i grappoli e gli acini più grandi e radi, ed un ciclo vegetativo più lungo, iniziando la fioritura precocemente e arrivando ad una maturazione del grappolo tardiva.
Il montepulciano è un vitigno particolare che trova una più difficile realizzazione. Infatti le annate che non soddisfano qualitativamente proprietario, enologo e agronomo, non vengono nemmeno fatte uscire in commercio.
Il trebbiano invece è simbolo indiscusso dell’azienda, fonte di ispirazione per molte cantine e uno dei vini bianchi più importanti e blasonati dell’enologia italiana. Un vino assai longevo, con un proprio carattere ed una propria personalità. Prodotto con metodi antichi, che anche per questo gli conferisce qualcosa di unico. Effettua la fermentazione spontanea senza controllo della temperatura e tanto meno l’aggiunta di lieviti selezionati, in botti grandi di legno già utilizzate. Qui accade qualcosa di unico, basti pensare che, un terzo – o addirittura meno – del prodotto vinificato arriva all’imbottigliamento, poiché dopo ogni travaso viene selezionato accuratamente il mosto che poi sarà atto a divenire il Trebbiano d’Abruzzo di Valentini. In maniera pratica: di 8 botti, alcune di esse anche molto vecchie, solo 3-4 arriveranno ad essere imbottigliate, dopo però che il vino sarà affinato 10-12 mesi – dipende dall’annata – in botti di quercia da 50/70 hl. Il liquido non subisce né chiarificazioni né filtrazioni.
Un prodotto unico, frutto di tradizione e devozione alla propria terra. Un’azienda ricca di storia e con alle spalle anni di antiche tradizioni per la viticultura locale. Il Trebbiano di Valentini da ormai molti anni è ai vertici dell’enologia italiana ma anche internazionale, ricevendo costantemente i più alti riconoscimenti della critica. Il culmine si è raggiunto nel 2012, quando viene proclamato da una giuria di enologi e critici italiani ed esteri, “Miglior vino d’Italia”.
Un vino incomparabile, che vale la pena assolutamente di assaggiare almeno una volta nella vita.