Oro nero
Oro: metallo nobile di colore giallo lucente.
Nero: nel linguaggio scientifico è detto nero un corpo che assorbe integralmente la radiazione luminosa che lo investe, oppure semplicemente il colore nero.
L’unione delle due è intesa come sinonimo di petrolio: un liquido viscoso, infiammabile, di colore che può variare dal nero al marrone scuro. È così importante e prezioso che è stato presto ribattezzato oro nero, una risorsa limitata, destinata ad esaurirsi almeno come risorsa sfruttabile economicamente, e dagli utilizzi più diversi.
Oro nero è anche un tipo di suolo, in zone specifiche, in prossimità di.. vulcani! Non importa se siano attivi o inattivi. La lava, nel suo scorrere inesorabile, si è depositata creando dei veri e propri plateaux. I suoli che si formano da questi depositi di materiali piroclastici sono profondi, leggeri, astrutturati, poveri di sostanza organica, con presenza di scheletro. Tali materiali possono nel tempo consolidarsi e dare origine ai tufi, a loro volta degradanti in suoli sabbiosi, grossolani e minerali. Le colate di lava raffreddate generano invece terreni più scuri e superficiali, dalla lenta trasformazione e ricchi di argilla.
I suoli costituiti da rocce vulcaniche risultano sabbiosi, con ceneri molto fini e particolarmente permeabili, inoltre sono soprattutto ricchi di fosforo, di magnesio e di potassio; hanno valori di macro-porosità più alti, possono immagazzinare risorse idriche fino al 100% del loro peso, rilasciandola molto lentamente. Sono dunque un’importane riserva idrica per l’apparato radicale della vite, soprattutto in annate secche e siccitose. Inoltre, le radici respirano attivamente e traggono giovamento dal contatto con rocce che presentano porosità riempite di sostanze gassose, fornendole per i bisogni della pianta.
Quali miglior condizioni ideali per ottenere uve di grande qualità?! Nella maggior parte dei casi nascono da viti a piede franco non innestate, più longeve, robuste e resistenti alla siccità, oltre che calcaree e saline. Ne derivano vini caratterizzati da una complessità e sapidità difficilmente raggiungibili da altri suoli, e soprattutto da grandi mineralità e acidità. Ecco perché i vini vulcanici risultano freschi e di ottima beva, dal gusto ricco ed equilibrato, oltre che adatti a essere invecchiati.
Nel 2013 è nata l’associazione Volcanic Wines – marchio detenuto dal consorzio di Soave – che riunisce tutti i suoli vulcanici italiani per un totale di 17 mila ettari, con gli obiettivi di certificare l’esistenza dei suoli vulcanici e vitati italiani, facilitare la comunicazione all’esterno, pervenire a una carta dei suoli vulcanici italiani frutto di un lavoro scientifico super partes e potenziare la ricerca sulle caratteristiche dei vini da suolo vulcanico per definirne le peculiarità.
I principali distretti produttivi di questo tipo si trovano nel Soave, del Gambellara, dei Monti Lessini, della Valle di Cembra, dei Colli Euganei – qui il suolo ha una matrice basaltica, nato da eruzioni sottomarine di vulcani ormai spenti -; nella tufacea Pitigliano e Orvieto; nella zona di sabbie del Frascati e del viterbese nel Lazio; nella zona di sabbie e lapilli del Vesuvio e dei Campi Flegrei in Campania; fino ad arrivare in Sicilia sull’Etna e Pantelleria.
Non solo quindi, una abbondanza di suoli vulcanici molto diversi, ma anche una ricchezza straordinaria di varietà, condizioni climatiche che vanno dal continentale al quasi tropicale e tradizioni vinicole millenarie. Ma il vero valore dei vini italiani è il fatto che nascano in territori con viti storicizzate, non coltivate con un approccio industriale e senza l’utilizzo di vitigni internazionali. È una viticoltura vera, artigianale, anche faticosa: il vulcano non regala niente, ma se ci si mette passione ripaga dando ai vini carattere e identità, grazie a uve di sostanza e piene di sapore.
Il fenomeno dei vini vulcanici o, meglio, dei vini da suoli vulcanici, è di certo l’espressione di una eredità culturale, e colturale, dell’uomo. Non una scoperta, né un’invenzione, ma una reale evoluzione del suo rapporto con l’ambiente.
E’ un filone internazionale – non solo italiano – in grande crescita. Le principali zone vitivinicole mondiali caratterizzate da questo oro nero passano dalla Napa Valley (California), Casablanca Valley (Cile), Santorini (Grecia), Rias Baixas (Spagna), Isole Azzorre e Madeira (Portogallo), Alture del Golan (Israele), fino ad arrivare a Yarra Valley (Australia).
Ma un po’ di sano patriottismo può essere solo che un bene, perché il nostro Belpaese è il più vocato alla produzione di vini vulcanici e sicuramente è il più ricco di diversità.
Post-scriptum: La parola Oronero è anche il titolo di una canzone. Italiana.