Siamo in Umbria, nel cuore verde dello stivale, in un paesino di 5.500 anime nella provincia di Perugia: Montefalco. Un piccolo borgo che ha visto la sua rinascita economica e territoriale grazie ad uno dei vini rossi più conosciuti ed apprezzati, sia nel continente che nel resto del mondo: il Sagrantino.
La storia del vitigno non è ben chiara ed esistono diverse versioni del suo principio. C’è chi dice che sia stato importato a Montefalco dai monaci provenienti dall’Asia Minore attorno al 1452, arrivati nel borgo umbro poiché vi si tenne il Capitolo Generale del Terzo Ordine Francescano. Altre teorie a riguardo dicono che nell’opera Naturalis Historia di Plinio il Vecchio, risalente all’epoca romana, viene menzionato con il nome di Itrolia; ulteriori ipotesi affermano che sia il frutto di una selezione di cloni locali. Fatto sta che la parola Sagrantino viene riscontrata per la prima volta nel 1549, su un documento scritto che tutt’oggi è conservato nell’archivio notarile di Assisi. Anche sul suo nome vi sono diversi quesiti a riguardo, ma si pensa che derivi dal legame con la sua sacralità.
Attorno agli inizi dell’Ottocento, Montefalco è definito dallo storico Serafino Calindri nel suo “Saggio geografico, storico, statistico del territorio Pontificio”, come tra le migliori zone di produzione di eccellenti vini dello Stato Pontificio. Nei decenni successivi, nonostante la sua appurata qualità e fama, il Sagrantino – a causa di guerre e ricostruzioni – ha rischiato di scomparire.
Verso il 1960 si contavano meno di 60 ettari vitati. Solo negli anni ’70 ha una vera e propria rinascita e riscoperta, grazie soprattutto ad un imprenditore del tessile che, proprio in quella zona, aveva (ed è presente tutt’ora) la sede di lavorazione e che nel 1971, preso dalla sua grande passione per il vino e per la coltivazione della vite, acquista 45 ettari nel comune di Montefalco: il suo nome è Arnaldo Caprai.
Il suo scopo è di dare seguito alla propria storia d’impresa, ma quello anche di rivalorizzare il territorio. Nel 1978 venne attribuita la Doc, e tre anni più tardi fu creato il Consorzio Tutela Vini Montefalco con lo scopo di coordinare e promuovere i vini del luogo. Nel 1988 l’azienda vinicola passa nelle mani del figlio Marco Caprai che tutt’oggi è a capo dell’azienda; l’obbiettivo di Marco è la valorizzazione di quel vitigno tipico di Montefalco: il Sagrantino.
Originariamente era utilizzato perlopiù per la vinificazione in vini passiti, per bilanciare con l’appassimento e quindi con l’incremento di zuccheri, la sua non facile comprensione e il suo grande apporto polifenolico. Ma quello che voleva Marco dal suo Sagrantino era di farlo diventare un grande vino rosso e di dargli il proprio spazio che meritava nell’enologia italiana. È stato un vero e proprio pioniere del settore, un rivoluzionario, che ha portato questo vitigno a livelli che nessuno avrebbe mai potuto immaginare, riuscendo a conquistare la critica enologica di tutto il mondo. Nel 1992 il Sagrantino di Montefalco riceve il tanto ambito riconoscimento della DOCG.
Il “Cavallo di battaglia” dell’azienda di Marco Caprai, è il Sagrantino “25 anni”; è stato vinificato per la prima volta nel 1993 per festeggiare appunto il 25° anniversario della fondazione della cantina. Sono attentamente selezionate le uve destinate alla produzione di questo grande vino, provenienti dai migliori vigneti situati nel cuore pulsante di Montefalco, allevati a cordone speronato. La vendemmia è rigorosamente svolta manualmente, i grappoli vengono trasportati in cantina dove avviene la pressatura, di conseguenza il mosto ricavato viene messo a fermentare in botti di acciaio. Successivamente matura per circa 24 mesi in barrique ed affina per almeno 8 mesi in bottiglia, prima di uscire in commercio.
È la maggior espressione di questo vitigno, simbolo indiscusso dell’azienda e del territorio montefalchese, vessillo di una denominazione che l’ha vista negli ultimi anni raggiungere i massimi livelli enologici italiani e mondiali, portandolo alla ribalta e a conoscenza di tutti gli appassionati di vino.
L’azienda Arnaldo Caprai oggi vanta una superficie vitata di 136 ettari, con diverse tipologie di vitigni, tra cui i più importanti: il Sagrantino, il Sangiovese, il Merlot e il Cabernet Sauvignon tra le uve a bacca rossa; mentre Grechetto, Chardonnay, Sauvignon ed altri vitigni del territorio per quanto riguarda le uve a bacca bianca. Un’azienda innovativa, sempre alla ricerca costante di miglioramento ed evoluzione, tantoché è stata protagonista del progetto “Montefalco 2015: The New Green Revolution”, il primo protocollo territoriale di sostenibilità in campo vitivinicolo, riguardante appunto la sostenibilità ambientale, economica e sociale. Una cantina ed un proprietario sempre attenti alle storiche tradizioni del territorio, ma con un’ottica innovativa di produzione e gestione aziendale, riuscendo ad arrivare ai massimi vertici enologici mondiali.