Cristina Parizzi, classe 1976, lavora come sommelier presso il Ristorante Parizzi dello chef Marco Parizzi a Parma, con lui è sposata dal 2006.
Negli ultimi due anni si sta dedicando all’insegnamento del “Galateo a tavola” nelle scuole alberghiere, secondo lei punto focale del servizio al ristorante ma anche nei ricevimenti a casa.
Socia e Sommelier presso Ristorante Parizzi, facente parte dell’Associazione Jeunes Restaurateurs d’Europe che riunisce giovani chef di comprovato talento e abilità, oggi riconosciuta dal mondo gastronomico come una delle più prestigiose associazioni culinarie.
Nonostante tutto ciò, riesce a trovare il tempo per stare anche con i suoi adorati figli: Giacomo e Giada di 6 e 4 anni.
“La Cantina: il mio primo amore”
… ho passato ore alla luce di una candela a catalogare, spostare e riordinare questi preziosi scrigni di vetro. Col passare dei giorni imparavo nozioni, storie, racconti su quel miracolo chiamato Vino. Due anni di lavoro preparatorio ed ecco finalmente la mia “Carta dei Vini”. Ho cercato di condensarvi il frutto della mia esperienza, della mia incoscienza. Le 1200 etichette scritte su pergamena naturale, rilegate nel bel vestito di cuoio lavorato a mano che vedete, rappresentano la fatica che ho appena completato, per onorare e continuare la tradizione del Ristorante Parizzi…
Il vino, il design, arredare la tavola: sono le mie passioni, questo lavoro sembra fatto apposta per me!”
Il servizio di Cristina Parizzi è stato premiato nel 2009 con 4 forchette dalla guida Michelin: un riconoscimento che pochi ristoranti in Italia possono vantare.
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Buongiorno Cristina, come stai?
Bene, più che altro “riposata”
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Mamma, ristoratrice e imprenditrice; come riesci a coniugare le tre cose?
Per fare impresa sono fondamentali la determinazione, la costanza e anche il controllo di sé, soprattutto quando si è mamma. Riesco a conciliare la famiglia nel senso che non sono vincolata ad orari, ma in realtà non smetto mai di lavorare. Bisogna quindi saper assorbire lo stress, non farsi travolgere dai problemi aziendali e cercare di non scaricarsi sulla famiglia. Spesso il ristorante diventa anche un tavolo per i compiti con i miei figli. In poche parole la mia casa è il mio ristorante.
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Da piccolina cosa volevi diventare? Quale era il tuo sogno nel cassetto?
Da piccola non avevo tanti sogni, immaginavo che da grande avrei fatto come la mia mamma, mi sarei sposata ed avrei avuto dei figli. Forse, ripensandoci volevo fare la modella.
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Come è Cristina con i propri figli?
Sicuramente una mamma moderna, con poco tempo, ma penso che valga di più una buona qualità delle cose che faccio con loro: non sarò andata a tutte le recite ma sanno che io ci sono sempre e faccio questo lavoro. Sono fortunata perché a 10 anni sono autonomi, sanno perfino cucinarsi la cena da soli.
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Bollicine, vini bianchi o rossi?
Bollicina per brindare e stare in compagnia, a tavola preferisco il rosso per complessità e sfumature.
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Come nasce la tua carta dei vini?
Quando ho intrapreso la mia esperienza con Marco, subito mi sono resa conto dell’enorme lavoro che mi aspettava. Tre generazioni di ristoratori, 1000 etichette, 8000 bottiglie con annate dal 1957 ai giorni nostri. Etichette forse dimenticate da molti, sconosciute a chi come me è nata molto tempo dopo. Mi sono tuffata nel mare di polvere, dei ricordi, delle emozioni come una nuova Alice nel suo “Paese delle meraviglie”. Ho passato ore alla luce di una candela a catalogare, spostare e riordinare questi preziosi scrigni di vetro. Col passare dei giorni imparavo nozioni, storie, racconti su quel miracolo chiamato Vino. Due anni di lavoro preparatorio ed ecco finalmente la mia “Carta dei Vini”. Ho cercato di condensarvi il frutto della mia esperienza, della mia incoscienza.
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La denominazione italiana che più apprezzi?
Brunello di Montalcino uno dei vini italiani dotato di maggiore longevità e grande bevibilità.
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Perché hai deciso di intraprendere questa carriera?
Ho sempre amato stare insieme alle persone, e ho cominciato facendo i più disparati lavori per mantenermi agli studi. Poi una disgrazia famigliare, mi ha costretto a fare una scelta, fra tutti i lavoretti che avevo intrapreso, questo era quello che mi dava più soddisfazione.
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Il più grande vino che hai bevuto fino ad oggi?
Difficile scegliere, per affetto direi Vega Sicilia Unico 1991 è stato il mio primo vino importante assaggiato e mi è rimasto nel cuore
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Tre nomi di tre colleghi che apprezzi particolarmente e perché.
Alessandro Pipero grande uomo di sala, ironico, spontaneo che riesce a mettere in qualsiasi momento gli ospiti a proprio agio.
La famiglia Santini ristorante Dal Pescatore, Antonio un modello di riferimento e un maestro.
Marco Reitano per la sua competenza e l’amore per questo lavoro, conditi con un’irresistibile simpatia e un pizzico di romanità
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Come costruisci la tua carta dei vini?
Parto da uno storico importante dove premio la profondità di annate, sdrammatizzo il tutto con proposte nuove e intriganti, a volte di tendenza ma il più delle volte perché sono aziende in cui io credo. Privilegio soprattutto la serietà e l’integrità morale nel fare il vino, piuttosto che la regionalità degli stessi.
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Quanto è importante la sala?
La sala è la cosa più importante, così come la cucina è la cosa più importante, cosi come il locale è la cosa più importante…
Quello che voglio dire è che non è una questione di classifiche o di numeri, io vedo il mio lavoro a tutto tondo come un corpo unico. Al centro del mio pensiero è il cliente e il suo benessere. Se la cucina è la mente noi siamo il cuore, come puoi dire che uno è più importante dell’altro?
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Un tuo grande pregio e un tuo grande difetto.
Un mio grande pregio è quello di essere una lavoratrice e una persona molto attiva, un mio difetto è che sono testarda.
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Il futuro di Cristina Parizzi?
Mi piacerebbe continuare a fare questo lavoro cercando di farlo apprezzare soprattutto ai più giovani, loro sono il nostro futuro.
La cucina, le tradizioni, le buone maniere e il galateo fanno parte di un bagaglio culturale che ci identifica. È quindi molto importante oggi portare i bambini al ristorante e insegnarli ad apprezza i gesti, i momenti, il piacere della tavola come momento di riflessione e di crescita, perché oggi tutto ci porta ad andare veloci a guardare al di fuori di noi attraverso un freddo schermo lcd, piuttosto che in compagnia di chi ci vuole bene.