I Fine Wines
Prima di addentrarci alla scoperta dei Fine Wines Clubs, occorre intenderci su cosa siano i “fine wines”.
D’istinto verrebbe da descriverli come quei vini costosissimi, con prezzi in euro dalle 3 cifre in poi.
Questo è senz’altro vero…almeno in parte!
Così come è vero che il peso del valore economico di un bene è un concetto relativo che dipende da molti variabili: condizione socioeconomica, livello di istruzione, cultura, scala dei bisogni, giusto per citare i principali.
Una bella definizione l’ha data Hugh Johnson in perfetto stile “British”: “I Fine Wines? Sono quei vini che vale la pena bere”.
Il monumentale Hugh coglie, in effetti, un punto di partenza necessario per comprendere cosa realmente siano i fine wines e cosa rappresentano.
Ovvero quale è la percezione del consumatore (dal semplice appassionato fino al collezionista) rispetto ad un determinato vino.
L’idea che il singolo o una comunità, possono avere di una certa etichetta non viene influenzata solo dal valore economico intrinseco o di mercato che questa possiede.
Nella costruzione di tale bisogno (ovvero l’esigenza di possedere o degustare un determinato vino) si sommano al prezzo anche altri fattori che di fatto concorrono a trasformare un vino in un fine wine.
Innanzitutto, deve essere prodotto in una zona di grande vocazione e dal prestigio unanimemente riconosciuto: sembra scontato ma sappiamo bene che l’equazione non sempre è verificata ed il rapporto tra queste due grandezze non necessariamente è di 1:1 (non tutta la Borgogna è Domain Romaneé Conti e viceversa).
Avere la capacità di esprimere una qualità (eccellente) nel tempo e che questa sia costantemente riconoscibile da parte del consumatore: su questo fattore il modello di produzione viticolo francese probabilmente rappresenta la formula più vincente da adottare per entrare nella élite mondiale dei vini.
Dimostrare un legame con il luogo di origine: questo elemento oggi è diventato una condizione necessaria ma non sufficiente per classificare un vino come “eccellente” (non basta scriverlo in etichetta o creare una denominazione ad hoc).
Fondamentale è il fatto che questo legame sia reale, veritiero e verificabile.
Necessariamente il gusto: trattandosi di una esperienza sensoriale, le caratteristiche organolettiche ed emozionali di un vino non possono certo mancare.
Avere una produzione abbastanza limitata, ovvero che possa essere identificato come un bene di lusso (o quasi).
In ultimo, avere ottenuto riconoscimenti e premi, da parte di quella critica in grado di raccogliere un larghissimo consenso (mainstream) e di far crescere l’apprezzamento nei wine-lovers che reputano credibile e autorevole il suo story telling.
In conclusione, per divenire un “fine wine” non basta alzare il prezzo e investire su un packaging accattivante e di lusso.
È importante, invece, che cresca la percezione media di tutta la zona di appartenenza, con prodotti che dimostrino capacità di tenuta (o evoluzione), un livello qualitativo costante (o in crescita) ed infine che sia possibile comunicare e trasferire il raggiungimento di questo prestigio ad un numero molto ampio di consumatori.
L’esperienza del Fine Wine Club
Il Fine Wine Club nasce, dunque, con l’obiettivo di creare una community di appassionati selezionati tra opinion leaders, professionisti e imprenditori del settore e non, comunicatori, influencers, offrendo loro una serie di esperienze “members only” legate appunto alle eccellenze del mondo del vino.
Il Club permette al singolo membro, attraverso un calendario esclusivo di eventi, di cene e masterclass di acquistare per proprio conto ma anche di degustare con gli altri associati, vini straordinari da tutto il mondo, presentati da personale altamente qualificato che cura tutti gli aspetti della conservazione e della comunicazione di ciò che poi arriva nel calice (in genere Master Sommelier, Master Wine o Sommelier con esperienza internazionale).
Sempre più spesso a questi eventi partecipano anche il produttore, giornalisti e ospiti autorevoli che hanno una conoscenza approfondita o un legame particolare con quella etichetta.
La Cantina del Club può contenere centinaia se non migliaia di referenze ed è costruita attraverso la collaborazione con un selezionatissimo gruppo di produttori, importatori e distributori, scelti dagli esperti che hanno fondato il Club.
Obiettivo primario? Ottenere quelle bottiglie rare, pregiate che hanno fatto la storia dell’enologia e che stupiscono ed emozionano, pezzi da collezione che ogni appassionato di vino vorrebbe degustare.
Per diventare soci occorre fare una richiesta di membership che viene valutata e approvata dal board o in alcuni casi si può accedere grazie alla presentazione di uno più membri senior.
In genere è possibile scegliere tra diversi tipi di membership in base alla quota associativa che si decide di versare (o al prestigio del member).
In base al colore della card posseduta (Silver, Gold o Platinum) si può accedere ad aree differenziate del Club (da quelle comuni, alle aree lounge o ai privés), avere a disposizione una propria cantina di dimensioni crescenti al crescere del proprio “status”, dove conservare i vini più amati e ricercati in attesa dell’evento giusto o semplicemente a disposizione quando ci si vuole regalare un grande momento.
Ancora più gradita è la possibilità di usufruire del servizio di mescita al calice per alcune etichette “top” (grazie ad un attento uso del coravin) ma anche di consegna a domicilio per una cena romantica da organizzare a casa propria.
All’interno di queste location di straordinaria bellezza dove storia, arte, buon gusto, attenzioni per i particolari fanno da perfetti padroni di casa, è possibile offrire anche invidiabili esperienze gastronomiche in abbinamento al vino, così da poter sfruttare al meglio i registri dell’emozionalità e della convivialità.
Oltre a questo, le cantine protagoniste possono mettere a disposizione dei membri, speciali pacchetti per organizzare visite con degustazioni esclusive nelle loro cantine.
Il profilo del Member
Per conoscere meglio chi generalmente si associa ai Fine Wines Clubs, occorre intanto operare una selezione tra le diverse fasce di consumatori.
Parliamo, infatti, di consumatori regolari che associano uno specifico interesse per il vino ad un livello di spesa medio per l’acquisto di una bottiglia, superiore ad una determinata soglia psicologica (tendenzialmente oltre i 30 euro).
Non necessariamente possiedono titoli o certificazioni internazionali (WSET, Master Sommelier o similari) ma hanno un livello di istruzione e di cultura medio alto, sono curiosi e appassionati di storia del vino ma soprattutto sono amanti del bere di livello.
Hanno una capacità di spesa elevata e suddivisa in tutte le occasioni di consumo, ad iniziare da quelle legate alla ristorazione fino ad arrivare a quelle vissute tra le pareti domestiche.
Spesso acquistano direttamente dalle cantine e sono interessati alla pratica dell’enoturismo in percentuale molto superiore rispetto al consumatore regolare medio.
Per loro rappresenta un plus viaggiare intorno al mondo alla scoperta dei territori vocati alla viticoltura dove si producono vini considerati “miti” veri, che esaltano e impreziosiscono il valore del tempo e quando non possono spostarsi, amano degustarli comodamente seduti sui divani Chester di questi club esclusivi!
Sono, in definitiva, coloro che non rinunciano ad un brindisi in perfetto stile, che amano collezionare bottiglie di valore, disporre di una selezione dell’aristocrazia mondiale dei vini, di quelle etichette imperdibili, da sfoggiare in occasioni speciali, per poter vivere esperienze uniche da ricordare e da raccontare.
Alcuni Clubs
Di seguito una veloce raccolta dei Fine Wines Clubs più conosciuti e di moda al momento.
Il 67 Pall Mall Club presente nella iconica sede di Londra ed in quella esotica di Singapore, fondato dall’ex city trader Grant Ashton (grande collezionista di vini) e gestito da Ronan Sayburn, ex Executive Head Sommelier per Gordon Ramsey.
Il Ten Trinity Square Club di Londra, nato da una collaborazione tra il Four Seasons, Château Latour (prima avventura del genere per questo produttore icona mondiale) e il Gruppo Reignwood.
L’Oswald’s, del magnate inglese Robin Birley, già proprietario di un dei club più esclusivi di Londra (il 5 Hertford Street);
Il 243 Bourgogne Society di Bernard Hervet storico enologo e consulente francese tra i più rinomati soprattutto della Borgogna vinicola che conta.
La newyorkese Takeout che non è proprio un club ma è un’“exclusive community” che aiuta i ristoranti stellati Michelin situati negli USA, a vendere i loro fine wines dai 150 dollari in su, a quei members che non possono (o non vogliono) spostarsi.
In Italia ha aperto di recente (ottobre 2019) il Milano Wine Club presso l’Emporio Armani Ristorante nel centro del capoluogo lombardo.
Nato da un’idea di Federico Gordini, presidente di Milano Wine Week con la collaborazione di Andrea Grignaffini (Guida Vini Espresso), Orazio Vagnozzi (Passione Gourmet) e Wine Tip, società di vendita vini “en primeur” è dunque la prima riposta italica a chi vuole fare questo tipo di esperienza.
Vi lascio con questa considerazione di Grant Ashton CEO e Founder di 67 Pall Mall: “This is not a sort of ‘look at me’ club, we’re not really that, we’re all about being a nice, gentle social club that’s fun”.