Veniva chiamato “Vitis Apiana” per via della passione smodata che le api provavano per questo vitigno.
Ai giorni nostri, lo conosciamo come Fiano, vitigno a bacca bianca capace di esprimersi con grande profondità.
Il terreno d’elezione del Fiano è l’Irpinia, ovvero l’entroterra campano in provincia di Avellino. Nella DOCG Fiano di Avellino, come accade in molteplici denominazioni, il terreno, altitudini ed esposizioni sono piuttosto variegate e la natura è molto generosa. Questo consente di dare vita a vini con differenze e sfumature marcate.
In letteratura, ci sono tracce molto antiche della diffusione di questo vitigno nel Sud d’Italia, principalmente in Irpinia, ma anche in Puglia e Sicilia.
Nel comune di Montefredane opera una piccola realtà che prende il nome di Villa Diamante. L’azienda viene curata dalla Sig.ra Diamante Renna e sua figlia Serena.
Villa Diamante è tanto piccola quanto preziosa, i due Fiano prodotti sono il risultato di un progetto ventennale all’insegna del rispetto dell’ambiente e della ricerca di una godibilità estrema che va attesa con pazienza ed oculatezza.
Le etichette del produttore sono due, entrambe frutto dello stesso vitigno, entrambe da vigneto unico:
il Fiano di Avellino Vigna della Congregazione, storico vigneto aziendale (posto a 400 mt s.l.m. con composto argilloso) ed il Fiano di Avellino Clos d’Haut, acquisito successivamente (chiamato così perché collocato in alto a 530 mt e chiuso da muro in stile clos francese con terreno più sciolto e sabbioso).
Con questa premessa, è fatto d’obbligo far arricchire il preambolo alla signora Diamante con le sue testimonianze dirette.
Sig.ra Diamante, qual è la storia della sua azienda, quando è nato tutto?
“Abbiamo iniziato nel 1980 con un ettaro, mio marito (Antoine Gaita, scomparso nel 2015, noto per la sua profonda conoscenza in materia enologica e biochimica nonché personaggio originale ed anticonformista) aveva una grande e radicata passione per la produzione del vino.
Inoltre, lui ha sempre creduto nelle potenzialità di questo areale. La zona è particolarmente adatta a produrre vini interessanti, l’escursione termica è notevole e ci sono residui vulcanici importanti nel terreno.
Nell’83 avevamo tre vigne, già allora la “Vigna della Congregazione” piantata a Fiano, fuori zona avevamo una vigna piantata a Pinot Nero e vicino casa una vigna di Aglianico. Successivamente le abbiamo estirpate e ripiantate per far posto solo al Fiano in quanto zona DOC (poi nel 2003 DOCG).
Nel 1996 abbiamo aperto la vera e propria cantina di commercializzazione con etichetta Villa Diamante, già con la filosofia di fare qualità piuttosto che quantità, già con un’ottica di rese basse e potature.
Mio marito è sempre stato considerato un innovatore, in quanto cercava sempre di rimandare la vendemmia più possibile per arricchire l’uva più possibile. I produttori della zona si chiedevano perché vendemmiavamo così tardi, ma con passare del tempo hanno cominciato anche loro.
Cercavamo sempre di protrarre la maturazione fino all’ultima settimana di Ottobre. Al giorno d’oggi, per motivi legati alle temperature, la natura non ci consente più di aspettare così tanto.
Anche l’affinamento del vino è sempre stato piuttosto lungo (tra acciaio e bottiglia), 18 mesi sulle fecce fini, per poi uscire 2 anni dopo la vendemmia”.
Qual è il prodotto o l’annata a cui è più legata?
“Io ho amato particolarmente la 2003, la 2005 e la 2017. Sono tutte annate molto calde. Le ho amate molto perché il prodotto finito mi ha convinto in modo particolare per la sua espressività e complessità. Il Fiano ha un potenziale d’invecchiamento impressionante. A Natale abbiamo aperto un 2002 ed un 2003. Entrambi i vini hanno beneficiato enormemente dagli anni passati in bottiglia e ci hanno regalato una beva molto interessante. In generale il Fiano è un vitigno che richiede attesa, io consiglio almeno tre anni dalla vendemmia, sorprende per persistenza ed amo tutto ciò che regala a livello olfattivo ancora più che gustativo”.
Recentemente avete prodotto un’edizione di Taurasi, il Libero Pensiero. Avete altri progetti da anticipare?
“No, si è trattato di un vino meteora, idealizzato da mio marito. Avevamo preso in affitto delle vigne nel 2007 a Paternopoli, nel 2008 a Castelfrancia e nel 2009 Montemarano per uscire con un Taurasi, poi voleva fare un blend delle tre vigne di Aglianico ma non è riuscito a realizzare il progetto per via della scomparsa.
La prima annata è stata il 2007, ho il 2008 in commercio ed il 2009 Taurasi Riserva che non ho ancora imbottigliato. Il progetto di questo vino è di compiere un lungo affinamento prima di essere immesso nel mercato”.
Attualmente a quali mercati stranieri vi siete affacciati?
“Esportiamo in Brasile, Stati Uniti, Spagna, Corea del Sud e Giappone. La brutta notizia è che dagli Stati Uniti quest’anno non compreranno per via della situazione attuale”.
Come siete organizzati con gli altri produttori? Avete un consorzio di riferimento o vi promuovete/tutelate a livello individuale?
“Più che il consorzio a tutela dell’Irpinia, partecipiamo alle operazioni dei DIVI“Diversi Vignaioli Irpini” con altri 7/8 vignerons. (grandi interpreti del territorio come: Luigi Tecce, Ciro Picariello, Joaquin et al.)”.
L’azienda Villa Diamante offre un prodotto di concezione veramente artigianale e vale veramente la pena di approfondire la conoscenza dei suoi vini frutto di un lavoro mirato all’esaltazione del territorio di origine.
Seguendo il consiglio della produttrice stessa, con un investimento accessibile ad ogni appassionato di vino si può pianificare una degustazione verticale veramente notevole per via delle capacità di mutazione del vitigno nel tempo. Infatti, il Fiano è ricchissimo di precursori aromatici inodori che si sublimano all’apice dell’evoluzione e regalano accenni fume’ ed idrocarburi. In fase più giovanile invece o se la maturazione in vigna non è spinta molto avanti, appare erbaceo, mentolato e floreale, molto caratteristico e riconoscibile.