Siamo ad Avio, nella provincia autonoma di Trento, in un luogo magico. Ai piedi delle grandi montagne alpine, in una vallata splendida come lo è del resto l’incantevole panorama della regione, vi è un’azienda la quale a farne da colonna portante è la storia alle sue spalle, con la vera tradizione enologica e terriera di un tempo: la Tenuta San Leonardo.
Più di mille anni fa era un monastero, fatto costruire dai frati, inviati lì per civilizzare la Valle della Lagarina. Vi costruirono una piccola chiesa dedicandola a San Leonardo di Noblac, che era il protettore dei prigionieri. Successivamente iniziarono anche la costruzione di un piccolo insediamento che continuò a crescere nei secoli, sino a diventare un importante monastero gestito dai frati Crociferi, ordine oggi ormai estinto. Un’opera che rese ancor di più repentino lo sviluppo della zona fu anche l’arteria che attraversa il centro, la via Claudio Augusta, l’unica via romana dell’epoca in Trentino, che collegava Roma con il Brennero per poi arrivare a Monaco di Baviera.
Per attestare la presenza della famiglia Guerrieri Gonzaga in Trentino, attuale famiglia proprietaria della Tenuta, si deve attendere il 1894 quando il Marchese Tullo Guerrieri Gonzaga sposò Gemma de Gresti, alla cui famiglia apparteneva da quasi due secoli la Tenuta San Leonardo. Vi erano proprietari da quando nel 1646 iniziarono ad occuparsi della gestione delle campagne in quella zona. Nel 1724 venne emesso il primo contratto d’affitto della Tenuta da parte della Chiesa, per poi essere venduta a pezzi, l’ultimo dei quali acquisito il 5 dicembre del 1770, con l’unica condizione che impose il clero di celebrare la messa e tenere in decorose condizioni la piccola chiesa.
Fu il figlio del Marchese Tullo Guerrieri Gonzaga e di Gemma de Gresti – Anselmo – a guardare la proprietà con uno spirito imprenditoriale e rivoluzionario e, data la sua grande passione per l’enologia, ad introdurre grandi cambiamenti. Il vero punto di svolta per la famiglia, ma soprattutto per la Tenuta, è quando il Marchese Carlo Guerrieri Gonzaga, nel 1957, si sposta a Losanna per studiare enologia.
Così, grazie all’inspirazione e alla curiosità per i grandi vini di Bordeaux, in aggiunta ad una prospettiva di gestire l’azienda familiare in prima persona, approfondisce con viaggi in Francia e in Toscana le sue conoscenze. Proprio in territorio toscano, esattamente nella Tenuta di San Guido, inizia la sua amicizia con Mario Incisa della Rocchetta, che gli rivelerà tutti i suoi segreti del blend bordolese.
Proprio per questo, nel 1978, vennero impiantate le prime barbatelle di Cabernet Sauvignon. Grazie ad un’ottima annata quali la 1982, vennero vinificate separatamente le prime uve a taglio bordolese per poi essere assemblate e fatte invecchiare in barrique. Successivamente, le stesse furono imbottigliate per dar vita alle prime etichette di San Leonardo, merito anche del lavoro di Luigi Tinelli, grande collaboratore storico dell’azienda.
Nel 1985 il grandissimo enologo italiano di fama internazionale Giacomo Tachis, ideatore di grandi vini rivoluzionari come il Sassicaia, il Solaia ed il Tignanello giusto per citarne alcuni, diventa ufficialmente enologo della Tenta di San Leonardo. Con la vendemmia dell’anno successivo, la 1986, definita un’annata eccezionale, l’azienda raggiunge altissimi livelli, iniziando ad affermarsi sul mercato.
Il San Leonardo ebbe appunto riscontri favorevoli pur essendo in tempi duri per l’enologia italiana che era nel suo pieno “Rinascimento”, quell’enologia formata da pochi uomini, ma che però diedero una svolta sensazionale ad essa. Personaggi come Piero Antinori, il Marchese Incisa della Rocchetta, Gaja o appunto il Marchese Carlo Guerrieri Gonzaga, giusto per fare alcuni nomi di grandi imprenditori e innovatori. Questi portarono sul mercato vini “diversi”, più eleganti e raffinati, con la vera interpretazione di terroir.
I premi della critica enologica non stentano ad arrivare, tanto che nel 1992, il San Leonardo riceve i primi “3 Bicchieri” dal Gambero Rosso con l’annata 1988, per poi dieci anni più tardi, nel 2002, ricevere l’Oscar per il miglior vino rosso d’Italia con l’annata 1997 ed essere proclamato per la rivista americana Wine Spectator dodicesimo miglior vino al mondo. Ancora, nel 2006, ha l’onore di ricevere l’Oscar come miglior azienda italiana di vino.
La Tenuta di San Leonardo si estende attualmente per un territorio di 300 ettari, 30 dei quali adibiti a vigneto, ad un’altezza che parte da 150 metri sul livello del mare, incastonati nella Valle dell’Adige, tra le pendici del Monte Baldo e i Monti Lessini. Le uve principalmente coltivate sono il Merlot, impiantato i primi del 1900 e coltivato sia a cordone speronato che a pergola, il Cabernet Sauvignon, come già detto messo a dimora nel 1978 con un allevamento a cordone speronato e il Carmenère, uvaggio storico impiantato attorno alla metà dell’800 che è la vera essenza dei vini di San Leonardo, allevato sia a pergola che a Guyot dona il carattere e l’identità a questo vino assieme all’assemblaggio degli altri due vitigni. Nella Tenuta sono coltivati anche Petit Verdot, Riesling e Sauvignon Blanc.
Tra la metà di settembre e la fine di ottobre, le uve vengono vendemmiate manualmente dopo un’accurata selezione ed analisi; vengono poi trasportate in cantina per essere diraspate e immesse nelle vasche in tempi molto brevi per preservare i profumi e la particolarità del territorio. La fermentazione avviene in vasche di cemento, senza l’aiuto di alcuna tecnologia o di lieviti selezionati, per una durata che varia da 15 a 18 giorni, durante i quali vengono eseguiti rimontaggi e délestage (una tecnica che consiste nello svuotare la vasca dove è stato immesso il mosto con le vinacce, lasciando che il cappello si adagi sul fondo per poi riempirla di nuovo; questa leggera pressatura, fa sì che si possa avere una migliore estrazione dei componenti presenti nelle bucce).
Conseguentemente alla svinatura, il vino riposa in vasche di cemento per un minimo di 3 mesi, dopodiché viene messo ad invecchiare in barriques per almeno 24 mesi, alla fine dei quali affina in bottiglia altri 12 mesi prima di entrare in commercio.
Il San Leonardo è tutt’oggi ai vertici dell’enologia italiana e non solo, un vino con un potenziale di invecchiamento straordinario e con delle peculiarità uniche, tanto da essere acquistato dalle enoteche di tutto il mondo e ricercato da tutti gli appassionati enologici.