Quando ci si trova a dover scegliere una bottiglia di porto molto spesso, anche per chi ha più dimestichezza nel settore, si fa fatica a capire a scatola chiusa quale possa essere quella più adatta alle proprie esigenze, soprattuto se si cerca un prodotto di alta qualità.
Il Porto, come sappiamo, è un vino liquoroso (fortificato) che incredibilmente non è nato così, in principio infatti era un vino secco.
È stato il primo vino ad avere, nel 1756, una delimitazione nel territorio di produzione ed una tutela maniacale per evitare contraffazioni, tanto da arrivare all’estirpazione di piante usate per l’adulterazione, come il sambuco, e dei vigneti al di fuori del territorio permesso.
Fu durante la caldissima vendemmia del 1820 che il forte grado zuccherino delle uve permise di creare un vino naturalmente dolce, concentrato e particolarmente ricco, fu un successo commerciale tale da decretarne il successivo cambio stilistico.
L’anno dopo tentarono di riprodurre lo stesso vino, chiaramente, le condizioni dell’uva vendemmiata non lo permisero, si pensò quindi di aggiungere dell’acquavite al mosto in fementazione per arrestarne il processo e mantenere così la giusta dolcezza nel vino.
Il successo fu replicato e fu proprio questa tecnica, tutt’ora in uso, a decretare la nascita del Porto come lo conosciamo oggi.
Non esistono Cru ma è adottato un sistema di classificazione dei vigneti, da “A” ad “F”, tramite l’assegnazione di punteggi a vari parametri fondamentali quali: altitudine, produttività, natura del terreno, località, inclinazione, vitigni…sono circa 12 fattori che andranno a comporre il voto finale.
I migliori, ovvero quelli che raggiungono un punteggio superiore a 1000 quindi classificati come “A” o “B”, si trovano tutti nei territori di Cima Corgo e Duoro Superior e sono circa il 20% del totale.
Attualmente esistono tre categorie principali, quattro se consideriamo il nuovissimo rosé: White, Ruby e Tawny ma sono le ulteriori classificazioni a rendere la scelta complessa e ampia.
Si potrebbe erroneamente pensare che il più rinomato faccia parte della categoria dei Tawny, quelli con un’evoluzione in legno più lunga, invece sono senza ombra di dubbio i Ruby Vintage.
Frutto di una singola e strepitosa vendemmia, non assemblaggio di varie, subiscono prima un invecchiamento di due anni in botte e poi successivamente una sosta in bottiglia. Sono vini estremamente longevi e possono ragiungere il loro massimo splendore dopo ben oltre i vent’anni in bottiglia. Generalmente le quinta (fattoria/vigna) sono benedette con annate talmente eccezionali da poterlo prudurre circa una volta ogni tre anni, e non posso scegliere autonomamente di imbottigliarlo come tale se non prima di aver chiesto la ratifica dell’Istituto do vinho do Porto.
Bottiglie straordinarie come il Vintage 2014 di Quinta das Tecedeiras che si veste di un manto scuro come la notte, impenetrabile e talmente denso nel bicchiere che se non lo si agitasse somiglierebbe più a della pura tempera che a del vino.
Portando il naso nel bicchiere un’esplosione di frutti a bacca scura lo ammorbidiscono prima e preparano il fortunato assaggiatore alle successive note amare di cioccolato fondente, tostate di torrefazione e fresche di erbe aromatiche.
In bocca dirompente si muove attraverso tutto il cavo orale, mastodontico ma col passo slanciato di chi può vantare una freschezza sottostante non indifferente. Icredibilmente risulta nel finale più amaro che dolce.
Oppure gli irragiungibili Vintage di Quinta do Noval che rappresentano il punto di riferimento massimo, soprattutto per quanto riguarda gli inestimabili imbottigliamenti del 1963 e 66.
Per non parlare di quelli di Quinta de Vargellas, Taylor’s, Dow’s o Quinta do Vesuvio.
Bottiglie non sempre facilmente acquistabili, vuoi per il prezzo non proprio competitivo o perché difficilmente se ne trovano molte in commercio.
Qualora si fosse tra i fortunati possessori di uno di questi tesori ci si troverebbe dinanzi ad un ulteriore dilemma che da sempre attanaglia qualunque appassionato di vino: stapparla subito e appagare la propriatà curiosità o aspettare anni che il vino raggiunga il suo massimo splendore?
La risposta giusta esisterebbe solo nel caso, quasi impossibile, in cui si fosse in possesso di due bottiglie.