RISTORANTE ZAGHINI
Piazza Gramsci, 14 – Santarcangelo (RN)
Tel: 0541/626136
Giorno di chiusura: lunedì
Ferie: variabili in ottobre
Tovagliato: tovaglie in tessuto
Carta dei vini: circa 30 etichette
Coperti: 100
Disponibilità di camere: sì
Disponibilità di spazi esterni: sì
Prezzo medio senza bevande: 30 €
SPECIALITÀ STAGIONALI
In estate il vitello tonnato, in autunno le polpette e le zucchine ripiene, in inverno il baccalà in umido, in primavera le tagliatelle con asparagi, carciofi e stridoli.
È una storia esemplare, quella di Zaghini. Attraverso le cui vicissitudini, in filigrana, si possono ripassare le metempsicosi dell’istituzione trattoria, fino alla trasformazione in “ristorante”. È infatti dal 1895, oltre un secolo fa, che l’albero genealogico della famiglia affonda il mestolo nei mangiari di Romagna. A opera inizialmente di Edoardo, patriarca e capostipite, oste e poi trattore in Piazza Simone Balacchi, scomparso nel 1936, non senza lasciare un lascito importante alla figlia Lucia-Velia, che ha retto le sorti della cucina durante quella fase cruciale del cambio della muta. Dai pantagruelici tegami di trippa preparati nei giorni di mercato sui fornelli in terracotta, per una clientela passeggera fatta di contadini e montanari, si è passati infatti alla fine degli anni ’40 ai polli girati a mano sullo spiedo, introdotti in occasione della Fiera di San Martino, Rigorosamente ruspanti, insaporiti con la salvia e il rosmarino, rappresentavano una prima diversificazione dell’offerta rivolta a un pubblico composito nonché una sua formalizzazione dovuta all’obbligo della prenotazione.
Cosicché nel 1959 scattò il trasloco da piazza Balacchi (e da un’idea di trattoria) a piazza Gramsci, negli spazi di un ambizioso albergo ristorante.
In tavola pollo, piada, prosciutto e soprattutto tagliatelle, idolatrata da habitué del calibro di Tonino Guerra, ambasciatore del locale nella cultura italiana; Federico Fellini, sempre seduto all’ingresso tenendo le spalle alla porta per non essere riconosciuto; Marcella Mastroianni preferibilmente ospite accanto al fornello per sentire il “profumo” della sua mamma.
Che uscissero dal matterello di Lucia-Velia, autentica vestale dei fornelli, attiva fino agli ottant’anni, o da quello della figlia Licia di cognome Zaghini in omaggio al ramo materno, coadiuvata in sala dal fratello Edoardo. Con loro è presente una squadra di sfogline instancabili fra cui Pierina, Angela e Marisa, a tenere alto il vassillo di un piatto bandiera. E ancora i cassoni di Velia alle erbe spontanee, i cappelletti in brodo e poi l’agnello arrosto. Il coniglio in porchetta, braciole e salsicce allo spiedo con le verdure di campo; prima di arrivare ad affondare i denti nella sofficità della ciambella. Oggi è il turno dei figli di Edoardo, Alessandro e Valentina, rispettivamente in cucina e in sala, garantì di una continuità che non si siede sugli allori: il menù recita a voce i piatti di sempre, grazie al solito plotone di sfogline; il venerdì ci sono anche i tagliolini al sugo di pesce e la frittura, secondo la tradizione. Neppure il locale è cambiato poi un granché. con le arcate in mattoni scaldate dal grande camino della sala, acceso da settembre fino alla primavera. Alle brocche di vino sfuso delle origini (il Sangiovese e il Biancale cari a Edoardo) si è aggiunto il florilegio delle bottiglie romagnole selezionate da Valentìna.