Alberto Piras, sommelier professionista, nato a Milano nel 1986, ha maturato un’ampia esperienza presso importanti ristoranti in Italia e all’estero: Il Lago del Four Season’s Hotel des Bergues di Ginevra, il Vino d’Enrico Bernardo, miglior Somellier al Mondo, a Parigi, Sadler e Cracco a Milano. Riconosciuto “Miglior sommelier d’Italia Aspi” nel 2011, da marzo 2014 è entrato a far parte della squadra di Il Luogo di Aimo e Nadia, condividendo con entusiasmo e rinnovata passione i progetti in progress che prenderanno forma.
Alberto buongiorno, che aria tira a Milano?
Ciao Alessandro grazie mille dell’opportunità e fa sempre piacere scambiare quattro chiacchere con professionisti del vostro calibro. Milano e la Lombardia sono tra le regioni più colpite da questa terribile pandemia e tutti quanti siamo in attesa di tornare a fare quello che più ci piace. Non sarà facile perché ci saranno restrizioni importanti ma ci adatteremo per riuscire a fare felice il cliente.
Non andiamo troppo per il sottile; una domanda che solitamente è la base dell’intervista, perché hai deciso di intraprendere questa carriera?
Ho scelto la scuola alberghiera Carlo Porta di Milano nel 2000 quando la scuola e i suoi addetti al servizio non erano così “fighi” come lo sono adesso. Al momento della terza superiore, bisognava decidere la specializzazione e optai per Sommellerie in quanto penso che un bravo uomo di sala debba avere anche delle nozioni riguardanti il mondo del vino. Feci un periodo di stage di tre mesi al Connaught Hotel di Londra come commis Sommelier nel 2004 e li decisi che quella sarebbe stata la mia strada. Rimasi troppo affascinato dai miei superiori pieni di sapere e che interagivano con il cliente in una maniera del tutto unica.
Raccontaci in breve il tuo percorso e perché oggi sei alla guida della cantina del Luogo di Aimo e Nadia in quel di Milano.
Iniziai nel 2003 in concomitanza con la scuola a lavorare da Emilia e Carlo a Milano, mi diplomai nel 2005 e ci rimasi fino al 2007. Nel marzo del 2007 la mia prima esperienza stellata fu il ristorante Sadler, avevo 19 anni e nonostante la sfida fosse difficile e impegnativa accettai e ci rimasi fino a ottobre 2009. La voglia di fare esperienze all’estero mi portò al Four Season di Ginevra dove rimasi per un anno. Nel 2010 la continua voglia di crescere mi portò a Parigi, al ristorante Il Vino di Enrico Bernardo e rimasi per poco più di due anni, riuscendo a vincere nel frattempo il Concorso Miglior Sommelier d’Italia ASPI 2011. Rientrai a fine 2012 e arrivai alla corte di Carlo Cracco dove rimasi per solo 6 mesi causa un grave incidente stradale che mi mise ko per un anno. Nel marzo 2014 infine entrai a far parte della squadra del luogo di Aimo e Nadia dove tutt’ora sono il sommelier e da 2 anni mi occupo delle carte del vino degli altri due locali del gruppo.
Con chiunque parlo, sei un punto di riferimento e una persona che tutti descrivono come geniale e capace nel mestiere, una persona adorabile. Chi è nel privato Alberto Piras?
Non ti nego che mi fanno molto piacere le tue parole e ne sono lusingato, nel privato da 8 mesi sono un padre di famiglia come tanti altri amici e colleghi; mi reputo un capricorno di 33 anni che ama la vita, la sua famiglia, i suoi amici; sono una persona responsabile che ama la musica, il pianoforte ma ha anche dentro di sé una parte decisamente rock.
Nella tua vita arriva un momento tragico, drammatico, che ha messo a serio rischio la tua carriera e non solo. Non so se ne vuoi parlare, ma come ti ha cambiato?
L’incidente del 2013 per me è stato un grosso punto di RI-partenza. Ho seriamente rischiato di passare dall’altra parte. Sono stato in coma farmacologico per 3 settimane e ricoverato in seguito per 4 mesi. È stata davvero dura, soprattutto perché le diagnosi iniziali non erano certo delle migliori. Il lungo tempo di recupero mi ha fatto molto meditare alle reali priorità e necessità della vita; mi ha reso consapevole che “un giorno ci sei e quello dopo magari potresti non esserci più” e questo mi ha aiutato nella scelta delle mi successive priorità. Ora, a 7 anni da quell’ 11 febbraio, mi sento miracolato e ho ripreso a pieno regime (già da qualche anno) la mia vita di prima. Per molto meno di quello che mi è successo avrei potuto perdere tutto o in parte quello che sto vivendo ora e quindi mi piace pensare di vivere ogni singolo giorno non “come se fosse l’ultimo” ma “come se fosse l’unico”.
Sei una persona estremamente riservata e credo sia la dote che tutti apprezzano di più; sei così di natura oppure hai lavorato su te stesso?
Devo dire che lo sono abbastanza di natura, traspare spesso una mia parte molto pacata e razionale ma ti posso assicurare che non è sempre così.
Come nasce la tua carta dei vini?
La carta del vino del Luogo è frutto delle esperienze elencate precedentemente, ho cercato negli anni di mettere in pratica le nozioni acquisite, ma è anche frutto di una continua crescita e un continuo aggiornamento personale. La definisco una carta che affianca i grandi nomi, dell’enologia nazionale e non solo, a un panorama vinicolo meno scontato e conosciuto.
Italia o Francia?
Domandone!!!! Storicamente la Francia cominciò prima di noi a denominare e produrre vini di qualità e su questo fattore hanno sviluppato tante eccellenze. Mi piacciono tanto le grandi regioni francesi così come sono profondamente innamorato delle nostre peculiarità. Non saprei risponderti.
Bollicine, vini bianchi o rossi?
Non ho una categoria preferita, diciamo che il momento e la compagnia sono i fattori principali nella scelta della bottiglia.
Tre vini italiani – annate comprese- in grado di sfidare le curve del tempo secondo il tuo palato
Barolo Riserva 1937 Giacomo Conterno – Chianti Classico Riserva 1971 Castell’in Villa – Marsala 1934 Marco de Bartoli
Un vino non prodotto in Italia ma che, da buon italiano e studioso del vino, avresti voluto fosse stato prodotto in Italia
Lo Chateauneuf du Pape di Rayas. Una grenache unica al mondo, purtroppo o ahimè viene così solo lì
Il ristorante che più ti ha colpito fino ad oggi come cliente
Direi il primo ristorante stellato che provai da cliente, quello che mi aprì questo fantastico mondo. Era il 2007 e l’Osteria Francescana aveva ancora 2 stelle; di certo non era l’Osteria di adesso ma ricordo la precisione, l’azzardo ma soprattutto la bontà di ogni singola portata e abbinamento; da cliente respirai un’energia vibrante che difficilmente dimenticherò in più un giovanissimo Beppe Palmieri chiuse perfettamente il cerchio di quel fantastico pranzo.
Una domanda secca: il più grande vino che hai bevuto fino ad oggi, esiste?
Non saprei, faccio un lavoro che mi permette di assaggiarne e berne parecchi di eccelsa qualità e sceglierne uno è sempre difficile. Diciamo che a fatica dimentico dei momenti, uno di questi è quando ebbi il privilegio di visitate Salon e bevemmo un ‘71 degorgiato di fronte a noi; penso che sia qualcosa di indimenticabile
Uno vino non italiano? Quale nome consigli ai collezionisti? Che annata?
Ti cito un bianco che mi piace molto e arriva dalla Germania. Riesling Nonnenberg 2010 Georg Breuer dalla regione di Rheingau.
Tre nomi di tre colleghi che apprezzi particolarmente e perché.
Enrico Baronetto, Vincenzo Donatiello e Francesco Palumbo; li apprezzo molto come persone prima ancora del loro grande percorso professionale. Mi piace il loro modo di essere professionisti ricordandosi sempre da dove sono venuti
Cos’è per te il successo personale nel mondo del vino?
Credo che ci siano diversi aspetti per il successo nel mondo del vino; personalmente mi dà molta soddisfazione sapere che il cliente si fidi ciecamente delle mie scelte e dei miei consigli, qui entra in gioco anche il fattore della psicologia e della “lettura del tavolo”, aspetti che l’esperienza aiuta a migliorare.
Il futuro di Alberto Piras?
Bella domanda!! Mi piacerebbe far riuscire a convivere la mia grande passione con il mio nuovo ruolo da papà e dedicare il giusto tempo a entrambe le cose, non è sempre facile ma mi impegnerò.