Umbria da bere, da assaporare, da gustare. Un percorso alla scoperta di grandi vini del territorio, scelti durante curiose visite in cantina e degustazioni clandestine. Vini bianchi e rossi creati da mani esperte che hanno trasformato piccole produzioni contadine in capolavori, senza la pretesa di essere i migliori ma di diventarlo. Parola d’ordine in questo percorso è “territorio”, che ci aiuta a capire cosa possiamo prendere dalla terra per trasformarlo in opera d’arte.
Luigi e Giovanna
Partiamo da questo, un vino che reputo a dir poco unico. Un vino che profuma del territorio in cui nasce, della bravura dei Barberani e soprattutto dell’unicità del metodo di vinificazione. Questi sono gli ingredienti per un vino che vuole sfidare bianchi rinomati e famosi.
Bellissima la storia del nome, davvero particolare per un vino, che prende ispirazione e rende omaggio ai pilastri fondatori della cantina, Luigi e Giovanna Barberani.
E per fare un vino del genere, che nasce dai vitigni autoctoni e più caratteristici dell’orvietano, che non fa legno o altre strane alchimie in cantina, serviva l’idea e la genialità di chi ha fatto della botrytis cinerea un “ingrediente” che ha poi caratterizzato tutta la zona del lago di Corbara.
Ma questa volta non ci troviamo di fronte ad un passito, ma ad un bianco secco, complesso come pochi e con una profondità gusto olfattiva che paradossalmente lo rende quasi un vino da meditazione più che da pasto. Raccontarlo è impossibile, provarlo è un obbligo!
Colle Fregiara
Siamo ad Arrone, uno dei borghi più belli d’Italia, piccolo feudo medioevale dove Francesco Annesanti ha deciso di raccontarci la sua visione del territorio attraverso i suoi vini. Arrivare nella sua piccola cantina è quasi impossibile, ma una volta giunti li, fra animali di cortile e scene di vita quotidiana, il tempo si ferma e ti lasci ammaliare dalla bellezza del paesaggio e dalla simpatia del padrone di casa. Ognuno dei suoi vini è qualcosa di speciale e alcuni di questi incuriosisce terribilmente. Annesanti è stato tra i primi, nei nostri territori, ad utilizzare nuovamente quelle anfore che sono all’origine della storia del vino. Il Colle Fregiara è uno di questi: una bellissima e particolare interpretazione del Trebbiano Spoletino o come si vuole chiamare ora Spoletino. I sentori e la struttura sono caratteristici di questo vitigno, al naso si aggiungono tutte quelle note legate ad una lunghissima macerazione delle bucce e all’impronta che solo un’anfora può dare alla maturazione di un vino.
Clandestino
Chiamarlo vino è forse sbagliato addirittura riduttivo. Siamo sempre da Francesco Annesanti e questo strano “fine pasto”, in una bottiglia tanto caratteristica, rispolvera un’antica tradizione, tornata famosa nelle Marche, ma quasi abbandonata da noi in Umbria. Il vino cotto. Che poi, in questo caso, viene arricchito nel già complesso corredo aromatico da una lunga evoluzione in anfora. È perfetto sia con pietanze particolarmente complesse e difficili da abbinare, come un formaggio erborinato, sia soprattutto davanti ad un camino in una lunga serata invernale, con la giusta compagnia!
Rubesco Vigna Monticchio Riserva
Quando si parla di Umbria, una tra le prime aziende vinicole che ha saputo ridare lustro alla nostra regione è stata senza dubbio Lungarotti. Su questo vino è praticamente nata “l’altra” DOCG Umbra: Il Torgiano Rosso Riserva. Questo cru del rosso umbro Rubesco è composto per la maggior parte da Sangiovese, una delle massime espressioni del vino rosso del centro Italia. Una splendida risposta, seppur quasi monovarietale, alla struttura e complessità dei più famosi Supertuscans. È un vino che si può riconoscere ad occhi chiusi, un Sangiovese profondamente riconoscibile, arricchito da una attenta vinificazione ed invecchiamento fra barrique e bottiglia.
Montefalco Rosso Riserva Fattoria Colleallodole
Andando avanti con l’artiglieria pesante ci si imbatte in questo suggestivo Montefalco Riserva della Cantina Milziade Antano, blend di sangiovese, merlot, cabernet e sagrantino (come il disciplinare vuole). Le vigne adagiate su terreni argillosi, che si ergono nelle colline vicino Bevagna, donano a questo vino autorevolezza e solidità dal punto di vista olfattivo e carattere da quello gustativo. Il profumo è invitante e complesso, articolato in sentori di ciliegia e prugna, rifiniti da accenni balsamici ed una intrigante trama speziata che rimanda a Oriente. Il sorso è improntato dalla finezza e dal tannino setoso. Gioca su potenza ed equilibrio perfetto. È un vino di forte espressività e di grande eloquenza.
Diavolacciu
La Cantina Ninni di Gianluca Piernera, sforna con maestria di vero artigiano della terra questo blend ricco e complesso di aleatico, sangiovese, montepulciano, barbera, ciliegiolo e merlot. Siamo nella zona della DOC Trebbiano Spoletino e Monti Martani; terreni argillosi e marnici svelano una grande mineralità e nessun intervento chimico in vigna, come dice lui “solo uva vera”. Un produttore giovane, la sua prima annata fu la 2012, fino ad allora solo vino per uso domestico e goliardico, ma l’incontro con il “Maestro” Marco Casolanetti, patron di Oasi degli Angeli, stravolse l’intera produzione. Diavolacciu è un IGT, sarebbe più un SuperUmbrian, ma per lui le denominazioni non contano, il vino buono o si beve o si condivide.
Nessuno
Grechetto e Malvasia sono questi gli uvaggi del Nessuno di Cantina Omero Moretti; colore brillante, al naso frutta esotica e fiori bianchi come acacia e fresia. Un vino ideale per l’aperitivo. Giusy, la figlia, racconta che già suo bisnonno mescolava Grechetto e Malvasia per rendere il vino più elegante e quindi volubile; addirittura in annate meno produttive metteva nella stessa botte uva rossa. Nel 1997 esce la prima etichetta, un Trebbiano Spoletino e nel 2001 il primo Montefalco Sagrantino. Oggi sono una delle aziende umbre più rinomate in Italia e all’estero.
Montescosso
In questo percorso “umbroenologico”, si possono incontrare vini sconosciuti in tutti i sensi. Casale Villa Chiara, nelle colline Torgianesi, è la casa di questo blend sangiovese e melot. Un vino complesso e strutturato, con sentori di spezie e more, maturazione di 8 giorni sulle bucce e 12 mesi in botti di rovere. L’annata 2017 è la sua prima produzione. Daniele, il padre del Montescosso, ha lasciato il suo lavoro per dedicarsi al vino, mitigando passione e conoscenza e mettendosi in gioco tirando fuori un prodotto giovane di cui si sentirà parlare.
Terra dei Preti
Piccola azienda di indubbio valore e modello esemplare di artigianalità del vino, gestita da Vittorio Mattioli con il prezioso aiuto della moglie Anna e della figlia Annalisa. Meno di cinque gli ettari vitati, disposti in varie parcelle e situati in collina ad un’altitudine tra i 400 e i 550 metri sul livello del mare. Collecapretta è riproduzione autentica di territorio, attraverso l’interpretazione e la valorizzazione di vitigni locali come il Trebbiano spoletino con ceppi fino a 60 anni e altre varietà radicate nei terreni da oltre 40 anni. Il Trebbiano Terra dei Preti è un vino bianco vinificato come un rosso attraverso una lunga macerazione sulle bucce; selvaggio e raffinato al tempo stesso. Un vitigno, il Trebbiano, vocato alle fermentazioni prolungate dove la spessa la buccia riesce a regalare tutto il patrimonio aromatico derivante dalla perfetta maturazione. Provare per credere.
Montignanello
Il Montignanello di Leonucci, un vino sbagliato per molti e invidiato da altri, ha carattere ed è espressione audace di un Sagrantino fuori dalla DOC che si impone come non mai; struttura ed eleganza sono i suoi valori. Non se ne parla molto e nemmeno lo si trova spesso nelle carte dei vini dei ristoranti, nemmeno lui ha la presunzione di esserci, forse perché così buono che stupisce… un vino memorabile senza trono.