Ogni zona vinicola ha avuto in passato un pioniere, un innovatore, un precursore. Anche il Brunello di Montalcino deve tantissimo a un uomo, anzi a una famiglia, la famiglia Biondi Santi e principalmente Clemente Santi. Grazie alla sua passione per il proprio paese di origine e per la vigna, Clemente studiò metodi ed innovazioni per la rinascita della viticultura ilcinese.
Clemente Santi, era un farmacista di Montalcino che acquisì, vista la passione per la vigna ed il vino, una tenuta a pochi chilometri dal centro storico denominata il Greppo. Erano i primi decenni del 1800 e sul colle ilcinese erano prodotte diverse tipologie di uve, alcune già coltivate nella ben più nota zona del Chianti, come il Sangiovese e il Canaiolo, altre già presenti a Montalcino come Colorino, Tenerone e Gorgottesco, non note proprio per le loro qualità.
Dopo studi ben approfonditi, Clemente decise di impiantare Brunello (detto anche Sangiovese Grosso), una varietà di Sangiovese con acini più grandi rispetto a quelli “classici” coltivati nella zona chiantigiana, creando un vigneto specializzato. Nel 1867 all’esposizione Universale di Parigi, Clemente Santi ottenne la “mention onorable” con il Moscadello, prodotto con uve Moscadella, una varietà storica del luogo che affonda le sue origini già nel Rinascimento. Nel 1869, all’esposizione di Montepulciano riceve la medaglia d’argento con il suo vino rosso scelto della vendemmia 1865.
Dal matrimonio di Caterina Santi, figlia di Clemente e Jacopo Biondi nacque Ferruccio, che proseguì gli studi in vigna e in cantina nella tenuta Il Greppo che il nonno Clemente aveva già avviato, mantenendo e sviluppando le intuizioni che gli aveva trasmesso mettendo in atto però una “rivoluzione produttiva” per il Brunello.
Proprio per questo Biondi Santi è il primo vino toscano ad essere prodotto con un concetto di modernità. Si partì da una selezione massale delle piante di Brunello, con lo scopo di produrre solo Sangiovese Grosso poiché oltre a dare peculiarità uniche in quel territorio, Ferruccio aveva notato che resisteva molto meglio all’attacco dell’oidio che a quel tempo flagellava molti vigneti. Limitò le rese di produzione e creò un vino in grado di resistere nel tempo con una capacità di maggior invecchiamento, ma più che altro, decise di selezionare la clientela per rivolgersi ad un pubblico di alto livello.
Doveva essere un vino d’élite, che andasse a concorrere con i grandi vini d’Europa, ma in particolar modo con quelli francesi. La vendemmia 1888 è un’annata importantissima a Montalcino, poiché decreta la nascita del Brunello di Montalcino “moderno” e dà il via alla vicenda ormai celebre dell’azienda ma non solo, anche all’importante storia del Brunello. Sempre in quell’anno Ferruccio decide di aprire la Fiaschetteria Italiana, nel centro storico di Montalcino, proprio di fronte alla farmacia del nonno Clemente.
Crea questa enoteca per far sì che possano vendere, ma anche raccontare tutti quelli che sono stati e saranno da lì in poi, i successi del Brunello. Nel 1898 istituisce una cattedra ambulante, per far sì che tutta la popolazione potesse conoscere ed apprendere nelle osterie e nei posti di ritrovo, la modalità di fare viticultura ed enologia, così da dare una svolta enologica in tutto il territorio.
Anche l’opera del figlio Tancredi diede una scossa significativa al Brunello. Divenne agronomo all’Università di Pisa, decise in accordo con il padre di fare un po’ di esperienza fuori da Montalcino e dopo la sua morte, nel 1917, rimase da solo alla guida dell’azienda di famiglia. Attorno agli anni ’20 elevò ancor di più il nome del Brunello iniziando ad esportarlo in moltissimi paesi; lo portò a nuovi livelli di classe e prestigio, divenne così di fatto ambasciatore di Montalcino e dei suoi vini.
In quel periodo, attorno agli anni ’30, anche a Montalcino arrivò la filossera che devastò di conseguenza le vigne. Così, per fronteggiare il problema, Tancredi fondò la Biondi Santi & C. cantina sociale; come stemma aveva l’emblema del comune e rimarrà in piedi fino al 1944.
A Tancredi Biondi Santi va anche il merito di aver introdotto il processo di ricolmatura delle vecchie Riserve che stavano calando di livello; decise di stapparle e ricolmarle con vino della stessa annata per poi certificarle nuovamente. Questa pratica venne portata termine la prima volta nel 1927 per le Riserve 1888 e 1891 mentre l’ultimo atto fu nel marzo 1970 con la cerimonia di ricolmatura delle sue vecchie bottiglie del Brunello Riserva 1888 – 1891 – 1925 – 1945, nella Cantina del Greppo, alla presenza di Mario Soldati, Luigi Veronelli e Paolo Maccherini.
A prendere le redini del Greppo fu poi Franco Biondi Santi, enologo che imparò dal padre l’arte della vinificazione, immettendo sul mercato un’impareggiabile collezione di bottiglie di Riserva. È stato portatore anche dell’aumento della produzione vinicola dell’azienda, aumentando gli ettari vitati da 4 alla morte del padre, agli attuali 25. Continuò le severe pratiche agronomiche insegnategli dal genitore, consolidando e divulgando la tipicità oltre la qualità del Brunello del Greppo.
Di conseguenza la continuità dell’azienda è stata data ai figli Jacopo ed Alessandra che hanno mantenuto anch’essi gli standard qualitativi e lavorativi della famiglia.
Il Brunello di Montalcino Biondi Santi di annata, viene prodotto da vigneti esclusivamente del “Greppo”, di età dai 10 ai 25 anni. Matura per 36 mesi in botti di rovere di Slavonia, la sua caratteristica fondamentale è la longevità; con un perfetto metodo di conservazione può arrivare ad invecchiare dai 20 ai 40 anni.
Nel dicembre 2016 l’azienda Biondi Santi è passata sotto il controllo di Epi, un gruppo francese guidato da Christopher Descours, che si occupa di investimenti nei brand di lusso e già proprietario di importanti aziende vinicole quali Champagne Piper-Heidsieck, Charles Heidsieck e Château La Verreire in Provenza, ed altre attività legate all’artigianato e all’immobiliare.
Il Greppo rimane, comunque, simbolo indiscusso della viticultura e dell’enologia ilcinese. Ancora oggi i vini prodotti sono considerati eccellenza mondiale, ricercati dai collezionisti e dagli appassionati di tutto il mondo.