Anno 1786.
Anno di scoperte, scalate, composizioni e nascite.
Anno della prima scalata sulla vetta del Monte Bianco ad opera di Jacques Balmat e Michel Gabriel Paccard, simbolica data di nascita dell’alpinismo. Della scoperta della cometa Enke (Cometa P2) ad opera dell’astronomo Pierre Méchain. Anno in cui il poeta Friedrich Schiller compone l’Inno alla gioia, che sarà musicato da Ludwig van Beethoven nella sua Nona Sinfonia. Anno della prima rappresentazione dell’opera Le nozze di Figaro di Wolfgang Amadeus Mozart, su libretto di Lorenzo da Ponte.
E infine anno in cui, a Torino, nasce il tipico vino aromatizzato piemontese: il Vermouth. Nasce per mano del leggendario Antonio Benedetto Carpano, un giovane con un passato di studioso di erboristeria, con una particolare passione per la letteratura tedesca e le composizioni poetiche giovanili di Goethe (1749- 1832): infatti nella scelta del nome per il suo nuovo vino liquoroso, aveva pensato alla parola tedesca “wermut”, che significa assenzio (Arthemisia absinthium).
Un passo indietro, chiariamo il significato di vino aromatizzato. Rientra nella categoria di vino speciale: che consiste nella rifermentazione del vino base in botti di rovere, aggiungendo zuccheri, alcool etilico e piante aromatiche di diversa tipologia, a seconda del prodotto che si vuole ottenere. L’alcol viene aggiunto per aumentare sia la struttura che la gradazione alcolica. Lo zucchero è necessario per aumentare la densità del vino e per esaltare il bouquet dei profumi delle erbe e degli infusi, che si addizionano alle lavorazioni.
Inoltre, lo zucchero conferisce una nota dolciastra al vino che contrasta efficacemente la nota amarognola generata da erbe e spezie. È proprio il giusto connubio tra il dolce e l’amaricante, quindi, tra la giusta alcolicità e la gradevolezza, ma anche e soprattutto la giusta ricerca delle varietà di aromi, che danno vita ad un prodotto di successo.
Ritorniamo a noi. Nel 1786, A.B. Carpano parte da un grande vitigno piemontese: il Moscato di Canelli, già molto aromatico di suo. Aggiunge spezie, Artemisia e inventa l’aperitivo che ha cambiato la storia del vino. In origine, era una specialità esclusiva somministrata solo da Carpano, ed ebbe un successo strepitoso: esso fu subito apprezzato dai torinesi e a corte.
Carpano, seppe trovare il giusto equilibrio di sapori mettendo a punto il dosaggio perfetto tra vino bianco, alcool etilico, ed una infusione segreta composta da più di trenta varietà di erbe e di spezie. Per il suo sapore dolce, A.B. Carpano – allora gestiva un locale pubblico nel centro di Torino – pensava di creare una bevanda alcoolica dal sapore gentile, che potesse essere apprezzata soprattutto dai palati femminili.
In effetti la nuova e sperimentale bevanda alcoolica piacque molto, ma non solo alle donne: il Vermuth divenne subito così popolare che tutti i torinesi si accalcavano nella sua liquoreria e Carpano dovette tenere aperto il locale ventiquattr’ore al giorno, con il consenso delle autorità municipali, anticipando di due secoli e mezzo le politiche di liberalizzazione degli orari dei locali commerciali.
La produzione, da artigianale e limitata, divenne giorno dopo giorno sempre più su vasta scala, per far fronte alle crescenti richieste di prodotto in bottiglia.
Così come dobbiamo l’invenzione del vermouth a Carpano, ne dobbiamo l’espansione ed il successo mondiale a Martini che è riuscita a mantenere questo prodotto vivo anche durante il suo periodo più buio verso la fine del 1900. Martini ha negli anni fatto grandi investimenti in marketing, creando pubblicità memorabili, illustrazioni pubblicitarie che sono considerate come vere e proprie opere d’arte e sponsorizzazioni di eventi importati. Grazie a tutto questo Martini è diventato il marchio di vermouth più conosciuto al mondo.
A seguito del periodo di crisi – senza alcuna pausa produttiva – questa bevanda sta riguadagnando una nicchia di mercato, siamo infatti nel pieno Rinascimento del Vermouth: ciò sta portando nuovi produttori a cimentarsi nella produzione di vermouth, usando ricette antiche o creandone di nuove ma sempre cercando di creare un prodotto di grande qualità e con un’immagine di prodotto artigianale. Una nuova concezione di vermouth, con vini veri, screziati, fatti con attenzione e ingredienti di prima qualità.
Le liquorerie aderenti sono al momento una ventina: tra loro molti sono i produttori storici e tradizionali, come ad esempio Gancia, Giulio Cocchi, Sperone, Tosti, Cinzano, Carlo Alberto oltre – ovviamente – a Carpano, marchio che ricorda ed onora il produttore capostipite e inventore del vermouth.
Oltre 200 anni di vita e di storia, dove sia la sua formulazione che il metodo produttivo sono rimasti sostanzialmente invariati: Il Vermouth è uno degli alcolici italiani più ricchi di storia, anzi possiamo dire che è storia.
E allora se passiamo da Torino, di certo non possiamo non mostrare la nostra riverenza verso l’epigrafe incisa sulla lastra di marmo a lato dell’arcata di Via Pietro Micca, ove all’epoca aveva sede la piccola liquoreria del suo inventore, quasi all’angolo con piazza Castello, che così recita: “A.B. Carpano, nel 1786, in questa casa creò il suo Vermuth, primo di una industria tipica e tradizionale che molto contribuì alla fama e al prestigio di Torino nel mondo”.