Master Sommelier ALMA e Degustatrice Ufficiale AIS; è Vice-Curatore per la Guida Grandi Champagne e redattrice del sito www-lemiebollicine.com. Scrive, inoltre, di champagne su diverse testate online. È stata docente ALMA, l’Accademia Internazionale della Cucina a Parma, tiene lezioni dedicate alla Champagne all’Università Internazionale delle Scienze Gastronomiche UNISG e alla Scuola di Alta Formazione INTRECCI. Conduce, inoltre, numerosi seminari in tutta Italia dedicati alla Champagne e agli Sparkling Wine.
Vania, è Dame Chevalier de l’Ordre des Coteaux de Champagne dal Settembre 2018.
Ciao Vania, la prima domanda non è ovviamente delle più felici; come stai vivendo queste giornate in epoca Covid-19? Come ti tieni occupata?
Guarda, in realtà le mie giornate sono intense quanto prima, solo, articolate diversamente. Aggiorno le lezioni per l’Università in cui insegno, studio un po’ su i mille libri acquistati negli anni, faccio sport (mi alleno a Karate in attesa che riapra la palestra), dormo un po’ più di prima e cucino un po’ più spesso, soprattutto, con più calma. Ho fatto anche qualche masterclass sulla Champagne in “live” su Instagram… ero scettica, all’inizio, sono abituata a stare in aula. Tuttavia, sono rimasta sorpresa nel vedere quanta gente, da tutta Italia, si sia appassionata e oggi mi scrive, fa domande, pianifica viaggi in Champagne, addirittura cerca e compra gli champagne che cito… lo trovo incredibile. Il vino ha la straordinaria capacità di unire anche ora, in un momento in cui siamo stati privati della libertà di uscire e incontrarci tra di noi.
Cambiamo subito discorso: devi rimanere in una camera di Hotel a New York per qualche mese e puoi portare con te solo 3 casse di Champagne. Dimmi i nomi dei produttori di cui non potresti fare a meno.
Subito: Diebolt Vallois e il suo Fleur de Passion 2008, Dom Pérignon 2004 e la Grande Dame di Veuve Clicquot 2008, Rosé.
Cos’è per te il successo personale?
Mi sento felice quando mi accorgo che faccio innamorare la gente della Champagne. Ci sono ancora pregiudizi, la si conosce troppo poco o peggio si pensa che sia “tutto marketing”. Ho le prove che non è così e mi piace dimostrarlo.
Raccontaci di te, chi è Vania Valentini? ovviamente intesa come professionista …
Una sommelier diplomata ALMA-AIS che si è appassionata alla Francia e alla Champagne qualche anno fa e che da allora non smette di raccontarlo. E di berlo.
E la Vania in veste privata?
Sono mamma, appassionata di sport, romanzi storici e lunghe camminate in campagna. Sono istintiva, passionale e casinista ma anche malinconica e silenziosa. Adoro invitare amici a casa e mi tengo alla larga dalle persone invidiose. Intossicano l’anima.
Da dove nasce questa tua grande passione per il segmento sparkling?
È nata a Londra, nel 1998. Lavoravo per un wine bar della City, vicino al Parlamento e alla Borsa. I clienti, spesso ordinavano champagne già alle 11 del mattino, così iniziai ad approfondirlo per riuscire a raccontare qualcosa al momento del servizio. Finiva però che erano loro a raccontarmelo, poiché molto preparati e appassionati. La mia passione per il vino e per gli champagne è nata certamente grazie a loro. Una volta rientrata in Italia, nel 2000, ho cominciato a fare qualche corso di avvicinamento al vino, poi il corso AIS, poi il Master AIS-ALMA, l’esame da Degustatrice Ufficiale AIS e, a seguire, alcune collaborazioni giornalistiche ed editoriali. Infine, l’incontro con Alberto Lupetti. È grazie a lui se sono entrata in Champagne e avuto la possibilità di visitare quasi tutti, dalle più importanti Maison ai più piccoli e sconosciuti vigneron. Non lo ringrazierò mai abbastanza, sono state esperienze uniche, indimenticabili e che mi hanno fatto crescere tantissimo.
Il ristorante che più ti ha colpito fino ad oggi come cliente.
Se devo essere sincera non ricordo un Ristorante che mi abbia colpito più di altri. Qualche piatto si, ma non un Ristorante. Posso dirti però quelli del cuore: Dal Pescatore di Santini, Dinner by Heston Blumenthal Restaurant a Londra e Uliassi a Senigallia, dove il mare entra nel piatto. Ma il primo in cui andrò appena questo incubo sarà terminato sarà sicuramente la Stella d’Oro di Soragna, luogo magico in cui mi sento a casa.
La bollicina che più ti ha emozionato fino ad oggi?
Un Philipponat Clos de Goisses L.V. del 1993
Come vedi il futuro degli sparkling italiani?
Non ne ho una visione a 360 gradi perché non li assaggio spesso ma per quel poco che ho visto, trovo che si sia finalmente trovato coraggio e spirito interpretativo. Questo fa sì che oggi troviamo bollicine non più solo figlie di un metodo, di un protocollo ma anche originali, accattivanti ed eccellenti. Siamo sulla buona strada, insomma.
Se non dovessi scegliere una bollicina, più vino bianco o rosso? Quale?
Vino rosso: un Barolo o un Barbaresco. Ma anche un Valtellina. Insomma, amo il Nebbiolo, ma non spumantizzato.
Un’altra domanda che faccio a tutti: Il futuro di Vania Valentini?
Vorrei saperlo anche io. Non ne ho idea… una cosa è certa. Troverete a fianco a me sempre un calice di bollicine!