DA GIUMÈ
Via Casalborsetti,205 – CasaI Borsetti (RA)
Tel. 3358345246
Giorno di chiusura: lunedì da giugno a settembre
Ferie: da ottobre a marzo
Tovagliato: tovaglie in tessuto
Carta dei vini: circa 20 etichette
Coperti: 100
Disponibilità di camere: no
Disponibilità di spazi esterni: sì Prezzo medio senza bevande: 40 €
SPECIALITÀ STAGIONALI
In primavera e estate la grigliata di pesce.
Le peripezie indispensabili per raggiungere l’agognato posto a tavola rappresentano una componente imprescindibile dell’emozione gastronomica, quando si parla di Giumè.
A pari merito con lo straordinario panorama e l’immediatezza della cucina, che non tradisce l’assalto delle sensazioni, ficcanti quanto gli spruzzi dei cavalloni li fuori.
Perché al vecchio capanno da pesca, all’interno del quale è ubicata la trattoria, in una delle calette più selvagge e suggestive dell’Adriatico, si accede salpando su un pontile in legno traballante che si diparte da una banchina di cemento, fin dentro la “palafitta” da cui un tempo si buttavano le reti.
Appena una trentina di metri dalla fine del molo bastano per entrare in un’altra dimensione, calandosi nello spirito dei luoghi per il medium della cucina. Pieds dans l’eau o quasi, specialmente nello spazio scoperto sul ballatoio. Un tempo era un semplice
trabucco, trasformato in “padellone” da nonno Giovanni Geminiani, detto Giumè, negli anni ’60.
Ecco allora il ristorante, che da allora non è cambiato per niente, se non fosse per qualche dettaglio negli arredi. A tenere accesa la fiamma con lo spirito dei tedofori ci hanno pensato gli eredi, fino ai fratelli Beto e Stefano, con il cugino Massimiliano, sopraggiunti nel 1994.
Il loro punto di orgoglio è la scelta della materia prima: solo pesce di giornata acquistato ogni giorno nei mercati dell’Alto Adriatico. Viene sottoposto a manipolazioni minimali per essere servito in un solo tipo di preparazione che più semplice davvero non si può: la variegata grigliata del giorno, accompagnata eventualmente dall’insalata mista, con o senza la cipolla rossa (cosicché non si spreca l’inchiostro per la carta, che viene recitata a voce dal personale capitanato da Beto).
Gran parte della vasta superficie del locale è infatti occupata dalle griglie, disposte su un camino lungo ben quattro metri: vi ardono braci di carbone di legna, sulle quali i rôtìsseurs adagiano gli esemplari di pesce più disparati, che sono stati scelti dal cliente nel banco frigo lì accanto all’inizio del pasto.
Cosicché il privilegio primordiale non si discosta un granché da quella che doveva essere la dining experience di un pescatore d’altri tempi, il quale una volta rientrato stanco morto alla base si affaccendava a cucinare su una rudimentale griglia di fortuna.
Ma nell’occhiello è infilato anche il fiore ben ritto degli spiedini: sui bastoncini si trovano gamberi; teste e sacche di calamari, ora croccanti ora morbide, a causa dei diversi tempi di cottura, le seconde farcite di un ripieno della casa.
E poi l’anguilla del Ferrarese, aperta a libro e arrostita da Stefano e Massimiliano secondo il sapere appreso fin da bambini, giacché grigliare è al tempo stesso rien et l’etemité. Qualche buona sorpresa dalla cantina, dove frizzano le bollicine.