Quando si parla di Cabernet Franc, il primo pensiero ci porta probabilmente sulla “rive droite” nella regione del Bordeaux, dove il vitigno con tutta probabilità ha avuto origine.
Se invece pensiamo alla grandezza del nostro patrimonio, probabilmente, il cuore ci porterà dritti in Toscana ricorderemo qualche calda ed accattivante degustazione con bottiglie della costa livornese.
Ma c’è un’altra espressione di Cabernet Franc che è veramente in grado di stupirci e farci innamorare di questo vitigno così espressivo e così caleidoscopico, una realtà minore che fa meno clamore ma che un appassionato non deve minimamente lasciarsi scappare.
Il Cabernet Franc, noto per essere il vitigno padre del Cabernet Sauvignon, è più precoce rispetto allo stesso e viene generalmente descritto come meno tannico, più vegetale ed erbaceo. Essendo usato spesso negli assemblaggi, raramente abbiamo la possibilità di apprezzarne veramente caratteristiche e sfumature
Tutto è cominciato, in seguito alla verace curiosità di fare degustazione di territori meno esposti in materia di vini rossi come la Valle della Loira. Ebbene, dalla prima attenzione dedicata a questa regione, l’interesse verso i suoi frutti, non è mai minimamente sfumato e qualche esemplare è perennemente stoccato in cantina.
Perché allora, se i vini sono così appaganti, il mercato ed i frequentatori di ristoranti (anche di livello) non dimostrano rilevante curiosità a riguardo?
Esiste un precedente storico che ha determinato il tracollo dell’interesse verso questo affascinante territorio: nel 1709, ci fu una terribile gelata ed i vignaioli locali furono costretti ad espiantare le vigne per poi reimpiantarle con vitigni più resistenti al freddo, come ad esempio il Melon de Bourgogne, attualmente presente solo in una piccola porzione di territorio ad est.
La storia ci insegna che, come avvenuto altre regioni, grandi vicende travagliate alle spalle spesso non consentono di emergere alla pari di chi ha resistito anche alle peggiori crisi con audacia e buona sorte, risollevandosi con splendore e dignità.
Per anni, la reputazione dei vini della Loira nell’immaginario collettivo è stata vittima di un tracollo inesorabile. La regione è tristemente diventata famosa per i vini di esigua qualità.
In aggiunta, l’apice del successo della vicina Bordeaux ha contribuito a spedire definitivamente la Valle della Loira nel dimenticatoio. In epoche più recenti, il grande lavoro di alcuni maestri del vino, ha finalmente ridonato lustro ed il meritato successo a questi vini.
La valle della Loira è sicuramente più conosciuta per i meravigliosi vini bianchi, frutto di un terroir invidiabile, composto da un clima rigido che rende il risultato dell’annata ancora più interessante e per i terreni che alternano silice, calcare, argille e tufo. Le cave tufacee della Loira rappresentano una grande attrazione locale così come le impressionanti cave nel gesso della Champagne.
Nelle aree centrali della Valle è però presente anche una grande vocazione rossista, che propone dei prodotti pregni di peculiarità emozionanti. La bellezza di questi vini è anche la capacità di mettere in discussione alcuni degli sconvenienti pregiudizi che inevitabilmente si formano quando un vino o un vitigno vengono idealizzati.
Vino impegnativo? Compatto? Alcolico? Strutturato? In realtà tutti questi appellativi che vengono dati al vino dipendono fortemente dalla scelta stilistica del produttore ed al progetto di vino che si è riproposto di confezionare.
Poi ci sono anche tutte le sfumature che derivano tra un particolare vitigno ed il suo legame col territorio e la denominazione di riferimento con relativo disciplinare.
L’esperienza di degustazione col tempo, fortunatamente ti allontana dagli stereotipi, dalle banalità e ti lascia libero di interpretare le sensazioni che scaturiscono all’assaggio con una sensibilità oculata e matura.
Quando si propone un Cabernet Franc in purezza, una grande fetta di pubblico, tende immediatamente a pensare ad una bomba ad orologeria, ad un’esplosione di tannini, a concentrazione eccessiva, a Tachis e Rolland, la timidezza incorre e si può involontariamente rinunciare a qualcosa di diverso, che ci può far riflettere e vivere un’esperienza impagabile.
I Cabernet Franc che provengono dalla Loira, mediamente, sono dei vini che offrono una scorrevolezza incredibile, moderatamente alcolici, che invitano a bere un bicchiere dopo l’altro, insomma portano ad un punto di non ritorno.
Chi ama bere il vino a temperature non alte ed ama la qualità senza compromessi, deve prima o poi fare i conti con i rossi di questa incantevole valle dai paesaggi celestiali.
Le appellations di riferimento per il Cabernet Franc sono principalmente Saumur Champigny, Touraine e Chinon.
Il prezzo medio dei vini consente l’assaggio a chiunque e non lascia spazio a scuse di sorta.
La reperibilità sul mercato e la presenza nei ristoranti, è oggettivamente rarefatta ed insufficiente, la competitività dei prezzi e la qualità dei prodotti potrebbero giustificare un’inversione di tendenza.
Sono innumerevoli i produttori con uno standard qualitativo eccellente ed anche una realtà artigiana molto orientata al rispetto della sostenibilità in vigna.
La vera emozione è riuscire a mettere le mani su vini celeberrimi e rari come il Clos Rougeard dei fratelli Foucault, che stanno alla Loira come Gaja sta al Piemonte, DRC alla Borgogna e Valentini all’Abruzzo, difficili da capire, da reperire, da approcciare, da contattare ma con tutte le probabilità, impossibili da dimenticare.