Trattoria Manueli
Via Santa Lucia delle Spianate, 171
Faenza (RA)
Tel.0546/642047 – www.ristorantetrattoriamanueli.it
Giorno di chiusura: domenica sera e lunedì
Ferie: seconda e terza settimana di settembre, una settimana in febbraio
Tovagliato: tovaglie in tessuto
Carta dei vini: circa 100 etichette per il 90% romagnole
Coperti: 140
Disponibilità di camere: no
Disponibilità di spazi esterni: sì
Prezzo medio senza bevande: 30 €
SPECIALITÀ STAGIONALI
In inverno la trippa, in estate il castrato, in primavera l’ossobuco con piselli, in autunno i funghi.
È una lunga storia, quella della Trattoria Manueli, esercizio che alza le saracinesche dal 1890, sulla maniglia la mano della stessa, ininterrotta genealogia familiare.
L’ha fondata il bisnonno Francesco, soprannominato chissà perché Manueli, insieme alla bisnonna Maria come modesto ritrovo per i lavoratori del paese.
E dopo di loro nonno Aldo e nonna Maria hanno continuato a mettere in tavola qualche piatto di prosciutto e cipolla in accompagnamento al vino sfuso, portato magari il sabato e la domenica dai bambinetti di casa, Grazia e Alieto.
Niente più che un’osteria alla buona da venticinque coperti, insomma, prima che mamma Alma, che ancora da una mano, ci si mettesse di buzzo buono assaltando il cielo della ristorazione, forte di specialità rinomate come la paglia e fieno, i garganelli, il piccione e il coniglio al forno, già affiancati alle grigliate.
Con lei e con i figli, senza soluzione di continuità, si è compiuta la metamorfosi da osteria in trattoria, mentre la cucina già grande veniva gradualmente ammodernata e il numero dei coperti si impennava fino agli attuali centoquaranta, dislocati in gran parte nell’ala nuova del locale, costruita dal nulla in un vero big bang.
Tutt’intorno ieri come oggi il verde delle colline faentine, nel quale oggi affonda la grande veranda e si protende curatissimo il giardino. La cucina in tutto questo è cambiata e non è cambiata; la cura Grazia con il concorso un po’ di tutti, all’occorrenza anche di Alieto, che normalmente officia in sala ma può coprire come un jolly diverse postazioni, per esempio davanti al grill che macina legna e carbonella.
Entrambi autodidatti, si basano sulle ricette orali tramandate di generazione in generazione, talvolta leggermente arricchite la filosofia è quella del Km 0. dalla selezione delle materie prime al reclutamento del personale, visto che in cucina si parla dialetto stretto.
In particolare le bestie, vitelloni romagnoli, agnelli o capretti di Brisighella, vengono selezionate personalmente da Alieto negli allevamenti, sottoposte a controllo veterinario e macellate a Lugo.
In cucina approdano così carcasse intere, di cui si valorizzano sapientemente anche i tagli considerati meno “nobili” alle origini di stupendi sughi e spezzatini. I più fortunati trovano anche il quinto quarto, per esempio il fegato o la trippa servita nel padellone.
In alternativa ci sono le paste stese al matterello dalla sfoglina della casa e la pizza fritta, la cui ricetta ideale è stata pazientemente messa a punto da mamma Alma intervistando le compaesane quando c’era ancora il bar.
Ad accompagnarla una selezione di salumi di mora romagnola di Brisighella. Ma in menù figurano anche piatti di selvaggina (soprattutto cinghiale e pernici) e verdure di stagione, alla brace e non, compresi i funghi; il mercoledì, giovedì e venerdì alcune portate di pesce.