L’avanguardismo, sviluppatisi nel Novecento ma derivante da tendenze politico-culturali ottocentesche – racconta la Treccani – è l’atteggiamento ideologico ed espressivo nei movimenti d’avanguardia, ovvero fenomeni del comportamento o dell’opinione intellettuale innovativi, in anticipo sui gusti e sulle conoscenze.
Insomma un movimento culturale, soprattutto artistico-letteraria, atto all’anticipo dei tempi.
Audacia e anticipo ovvero quello che serve al mondo del vino; un nuovo verbo e una nuova traduzione del gusto del consumatore.
Il suffisso “totale”, invece, fu coniato all’inizio degli anni ‘70 per il mondo del calcio. Calcio totale è l’espressione con cui si definisce quello stile di gioco per cui ogni calciatore che si sposta dalla propria posizione è immediatamente sostituito da un compagno, permettendo così alla squadra di mantenere inalterata la propria disposizione tattica.
L’interprete principale fu quel Johan Cruyff tanto famoso alle platee calcistiche che rivoluzionò il calcio moderno diventando la personificazione del “calciatore totale”.
Suona particolarmente strano applicare un concetto come questo al vino perché audacia e anticipo non sono così di moda, anzi.
Contenere l’audacia (a meno che non si parli di vini naturali) e azzardare anticipi nel gusto (più semplice nel dizionario culinario) per il mondo del vino non è così facile e scontato.
Ci siamo stufati di un dizionario a volte troppo quadrato ma fatichiamo a costruirne un altro più visionario e moderno.
Le nuove leve non si identificano più nel vecchio verbo e sono alla ricerca di un’altra forma di espressione più moderna e al passo con i tempi.
Fatichiamo a calarci in un nuovo modo di comunicare ancorato meno alla soggettività e più all’oggettività; siamo figli di una scuola spesso vecchia non in grado di preparare a modo le nuove generazioni. Cambiano i dizionari e le enciclopedie figuriamoci se non può mutare il linguaggio del vino.
La vera abilità del degustatore risiede non solo nella capacità di percepire odori, sapori e struttura di un vino, ma nel saper tradurre tutte queste sensazioni in un linguaggio universale.
È giusto coniare un modo di esprimersi che abbia per tutti lo stesso significato perché la sensazione provata dopo un assaggio è istintiva e non immediata.
Tradurre una percezione è affare non semplice, la scelta dei termini e la codifica di un lessico professionale è ancora più complicata soprattutto in fase di avvicinamento alla materia.
Più oggettività, senza sostituirsi all’enologo appropriandosi di termini troppo tecnici o di analisi, ma meno barocchi figli della vecchia scuola.
Ancora più complicato quando si parla del futuro punto di bevuto, cercando di anticipare i tempi per essere visionari e precursori.
Cambia lo stile cambia il palato, cambia la gastronomia e cambiano le abitudini, ma questa è un’altra storia ancora.
Cerchiamo ancora una volta di rendere il vino “totale”, questa volta inteso come un bene prezioso per tutti e non solo per alcuni.
Rendiamolo più semplice ed immediato perché – non scordiamoci mai – che un grande vino è grande quando la bottiglia finisce e magari ne ricompriamo un’altra.