Puntiamo sui nostri vitigni autoctoni sono tra i migliori al mondo soprattutto nel rapporto qualità/prezzo
Non è una critica ai vini bianchi italiani, anzi, è un monito: non imitiamo quelli francesi. A volte, quando stappiamo un vino bianco italiano e cerchiamo di leggerlo in profondità – parlo di Italia perché sono italiano, ma potrei riferirmi anche ad altre aree vinicole – ci sembra di ascoltare nel bicchiere un idioma francese, almeno al primo impatto olfattivo. Come se fossimo ai blocchi di partenza di una finale Olimpica dei cento metri: subito in vantaggio, grande sprint e poi ci perdiamo sull’allungo e non vinciamo la gara.
Da esperto allenatore ammetterei che non è possibile vincere una gara come questa, perché i nostri atleti hanno caratteristiche differenti. La Francia ha dalla sua la geologia, il clima e il metodo di vinificazione. Climat è una parola molto in uso ma particolarmente difficile da tradurre.
Per Climat s’intendono le caratteristiche uniche di una determinata parcella o vigna. Ognuna di queste ha sfumature e peculiarità che derivano dalla zona e dalla storia. La geologia è fondamentale per lo stile dei vini, non solo quelli italiani o francesi.
Più di 170 milioni di anni fa la Francia era completamente coperta dal mare con un clima molto differente da quello di oggi. Infatti era molto più caldo e il clima era quasi tropicale. Man mano che le acque si sono ritirate, i substrati geologici, principalmente calcarei, sono venuti a galla.
I substrati marini antichi francesi sono perfetti per la Vitis vinifera, perché sono suoli composti da stratificazioni mutevoli e diversificate, con molti più elementi nutritivi a disposizione.
Comunque, nonostante questo, tutti a imitare lo chardonnay di Borgogna e ultimamente quello della zona dello Chablis. Perché?
Lo chardonnay della Côte de Beaune è sicuramente meno aromatico e più adatto a un invecchiamento in legno. Molti vini bianchi italiani non hanno queste caratteristiche. I vini bianchi francesi, grazie al loro substrato geologico, hanno mineralità, verticalità e salinità e possono – in alcuni casi – mutare e generare vini più avvolgenti e profumati. Anche il clima è fondamentale per il concetto di terroir: grandi escursioni termiche, microclimi complessi e difficilissimi a volte da gestire in vigna, determinano la struttura del clima francese.
Arriviamo alla vinificazione. Qui non c’è niente da scoprire, indubbiamente le vinificazioni vanno adattate ai tipi di vino e alle tipologie dei vitigni utilizzati. I francesi, come dicevamo qualche riga sopra, giocano un campionato a parte, per caratteristiche organolettiche e conformazione geologica. Terreni come quelli francesi determinano un apporto di acido citrico ben superiore a quello che le strutture dei nostri terreni sono in grado di regalare.
Questo consente ai vini bianchi francesi di svolgere totalmente, nella maggior parte dei casi, la fermentazione malolattica, che ammorbidisce e rende ancora più gradevoli i vini senza togliere la spinta acida fondamentale per l’evoluzione futura e la tenuta nel tempo. Oltre a ciò, un’acidità maggiore determina un migliore assorbimento del legno nel caso la fermentazione e l’evoluzione avvengano all’interno di fusti di rovere. Se parliamo di legno, non dobbiamo dimenticarci l’importanza delle tonnellerie e dalla loro qualità: ovviamente la migliore finisce sempre nelle cantine francesi. In Italia difficilmente possiamo svolgere totalmente il malico perché appiattirebbe troppo i nostri vini.
Ancor più difficile è far svolgere all’intera massa un lungo invecchiamento in legno. Ecco perché i vini bianchi italiani danno il meglio quando l’utilizzo del legno è ridotto al minimo e le fermentazioni sono svolte principalmente in acciaio. L’evoluzione in legno e la nota casearia tipica dei vini francesi che svolgono la totalità o quasi del malico in fusto, spesso portano a confondere inizialmente alcuni vini italiani con alcuni vini francesi. Purtroppo a volte, anzi spesso, tendono a tornare drammaticamente quello che sono ovvero vini italiani.
La nostra forza sono i vitigni autoctoni come la Garganega, il Verdicchio, il Vermentino, la Malvasia friulana e tanti altri che sono – per il loro stile e per la loro storia – veramente imbattibili.
Puntiamo su quelli.
La Francia è la Francia.
L’Italia, l’Italia.
W l’Italia.