Alessandro Rossi, Wine manager Partesa e wine lover, ideatore del programma Deep Red stories e del premio Dire fare Sognare, organizzatore degli Open Wine Partesa, una rubrica sulla Madia Travelfood. Tanti progetti per un’unica passione: il vino.
Raccontare il vino per te cosa significa? “Tradurre il pensiero del produttore e trasferire questo pensiero principalmente al consumatore finale (e non solo), passando prima dall’esercente. Fondamentale è differenziare il racconto perché non tutti gli interlocutori sono uguali e non tutti hanno lo stesso dizionario”.
A che punto siamo del racconto? “A buon punto per quanto riguarda la storiadel produttore. Abbiamo tanti vini che possono sfidare il mondo enologico epossono essere considerati tra i migliori in assoluto. Il vero problema è che non abbiamo molti traduttori di questa storia, ovvero comunicatori in grado di far arrivare questa storia nella maniera giusta. Il vino è per tutti, proprio per questo i comunicatori e gli opinion leader sono fondamentali. E’ necessario un nuovo linguaggio”.
Cosa manca quindi secondo te alla comunicazione nel mondo del vino? “In Italia non abbiamo dei brand costruiti con una comunicazione ma casi che sono diventati importanti senza uno studio a tavolino, quasi per caso. Io penso che la comunicazione nel mondo del vino debba avvenire anche attraverso una programmazione e con l’accostamento ad altri segmenti, come ad esempio il mondo della moda, l’arte, il bello, passando dal web, attraverso eventi e manifestazioni ad hoc, magari innovative e non obsolete come la maggior parte di quelle esistenti ad oggi”.
Gli Open wine firmati Partesa che coinvolgono operatori del settore Horeca eproduttori vinicoli, sono un valido strumento per aprire un dialogo sul prodottovino? “Sono il frutto della raccolta di tanti piccoli dettagli ‘pescati’ dai tanti eventi a cui ho partecipato in Italia o all’estero e con cui mi sono confrontato. Ho cercato di concentrare in un contenitore italiano il meglio di questi eventi, prendendo esempio dagli Stati Uniti per quanto riguarda la parte commerciale e dalla Francia per quanto riguarda la parte più aristocratica. Ho cercato di utilizzare anche mezzi di comunicazione diversi come ad esempio investendo in film lanciati principalmente sui social dedicati al mondo del wine/food che anticipassero l’evento. La scelta le location belle e particolari e di un’organizzazione molto attenta alla professionalità ha contribuito a rendere questo format unico in Italia. Il resto, come dicevamo, l’hanno fatto i social.Il premio Dire Fare Sognare, di cui tu sei l’anima, cerca di fare cultura nel mondo del vino e del cibo. E ogni anno premia chi si è distinto nel panorama enogastronomico emiliano romagnolo. Questo premio è un riconoscimento soprattutto per tutti quei personaggi che non possono permettersi grandi investimenti in comunicazione. Partesa ha voluto fare un investimento culturale e morale dedicando una giornata a tutti gli attori dell’enogastronomia regionale, piccoli o grandi che siano, cercando di offrire loro la massima visibiltà”.
Quale è la maggiore difficoltà riscontrata dalle aziende nel vendere il vino? “L’Italia è l’unica nazione in Europa e nel mondo che ancora oggi si avvale di venditori diretti, non esistono distribuzioni organizzate in esclusiva. Il grande problema della vendita del vino nel nostro paese è dato da un concatenarsi di cause: produttori troppo piccoli che non vogliono o non possono comunicare, una rete vendita obsoleta per quanto riguarda il mercato italiano, troppi prodotti per ogni regione, con troppe tipologie di vino che frammentano la richiesta del consumatore e appunto una cattiva comunicazione. Il mercato estero spesso ha scoperto grandi vini italiani prima di noi. Non siamo bravi a comunicare e a vendere il nostro vino in casa nostra e questo è un grosso problema, il più grande”.
Quali sono gli strumenti di comunicazione più efficaci per un’azienda chevuole comunicare i propri vini? “Dipende dal tipo di azienda e dalle suedimensioni. Il sito internet è oggi uno strumento fondamentale e deve essere il più completo possibile, fruibile e lineare. Poi bisogna comunicare molto attraverso i social, partecipare alle più importanti Fiere e manifestazioni di settore, è fondamentale creare all’interno dell’azienda momenti ad hoc con giornalisti invitandoli a visitare la propria azienda. Più rapporti diretti con gli opinion leader, più relazioni umane e professionali. Bisogna investire in marketing e comunicazione, l’intangibilità dell’investimento nel breve periodo non deve spaventare, purtroppo a volte non si investe in ciò che non è materiale come ad esempio le risorse umane”.
A proposito di social media, che ruolo hanno nel mondo del vino? “I social media sono uno strumento divulgativo incredibile senza precedenti, perchè da un secondo all’altro tutto il mondo può sapere qualcosa. Sono però un grande elemento di distrazione e oggi vengono utilizzati più per divertimento che per comunicazione. Dobbiamo farli diventare meno fenomeno di moda, più di cultura”.
Come si fa a comunicare il vino attraverso il web, come fai nel tuo programma Red Deep Stories… “Questo programma è un’idea che covavo da anni. Mi sono accorto che ogni giorno leggiamo tantissimo, vuoi sulla carta, computer, tablet o smatphone e non immagazziniamo più come una volta. Ascoltare una storia è più rilassante, si raccolgono molte più informazioni. Non si può spiegare una degustazione ma si può raccontare la storia di un’azienda o di un personaggio e per renderla meno noiosa ed accattivante questa storia ho cercato di romanzarla in stile un po’ noir”.
Come cambierà il mondo del vino tra qualche anno? “Non me lo immagino tanto differente da oggi perché quello del vino è un mondo difficile da scorporare e da reinserire in logiche differenti. Mi aspetto però dalle nuove generazioni un approccio alla comunicazione diverso, un ammodernamento anche nelle tecniche agrononiche, enologiche e di vendita, insomma un’evoluzione da parte delle nuove generazioni.
Cosa rappresenta per te il Vino?. E’ una cosa che mi fa star bene perchè all’interno di questa parola c’è tutto: arte, cultura, moda, comunicazione, personaggi, simpatia, aggregazione, malinconia. Ognuno può utilizzare una sfaccettatura diversa in base al proprio stato d’animo”.