Una premessa. Si può parlare di rapporto tra qualità e prezzo solo in presenza della stessa qualità. Nel senso che (per usare il metro di valutazione della guida del Gambero Rosso, per esempio) non si può dire che un Brunello di Montalcino che viene valutato due bicchieri e che costa 30 € è più conveniente di un Brunello che di bicchieri ne ha tre e costa 70 €.
A parità di bicchieri (o centesimi, o ventesimi, a seconda delle guide) si potranno utilmente confrontare i prezzi. Diversamente no. Il tema ha sicuramente un suo interesse, visto che riguarda molti appassionati e visto che se ne occupano periodicamente svariati blog, italiani e non solo.
La mia idea è che, contrariamente a quanto alcuni cercano di sostenere, le guide fanno risparmiare, non spendere smodatamente. Vediamo alcuni punti.
La prima e complessa opera che svolgono le guide è quella di selezionare un certo numero di cantine. Basti pensare che in Italia ci sono circa 40.000 imbottigliatori (dalla piccolissima azienda agricola, all’industria da decine di milioni di pezzi) e che le guide ne scelgono appena 2.000 o poco più (per fare qualche esempio: 2.350 su Vini d’Italia del Gambero Rosso, 1.900 suSlow Wine di Slow Food, 1.700 su Bibenda dell’Associazione Italiana Sommelier), per dire che sono più meritevoli di essere assaggiate di tutte le altre 38.000 che non vengono nemmeno citate.
È pur vero che il prezzo medio di una bottiglia di queste 2.000 cantine è sicuramente più alto di quello delle 38.000 non citate, ma tutte le guide dichiarano a priori di voler trattare solo vini di qualità.
Chi non è interessato a questo elemento può ovviamente fare a meno di comprare almanacchi e rivolgersi ai discount.
Da notare che, sulla scelta delle aziende, le guide sono abbastanza omogenee, nel senso che non vi sono differenze abissali nella scelta delle cantine da indicare oppure da omettere.
Sul fatto che crea maggior scandalo, ossia la premiazione di vini piuttosto costosi, c’è intanto da fare una precisazione quasi perentoria: nel vino (come in parecchi altri settori merceologici) sono assai rari i casi di etichette dal prezzo altissimo che non siano di ottima qualità. Si potrà discutere all’infinito se, sempre per restare in Italia e non citare i soliti Pétrus, Lafite e Romanée Conti, le etichette rosse di Bruno Giacosa, i Langhe Nebbiolo di Gaja, la Barbera d’Alba di Roberto Voerzio, l’Amarone di Dal Forno e il Masseto valgano davvero più di 200 € alla bottiglia, ma resta il fatto che – le rare volte che si riescono ad assaggiare queste bottiglie – siamo di fronte a prodotti più che validi, sempre al vertice della tipologia (si può discutere anche di stili di cantina più o meno consoni ai nostri gusti personali, ma non si può praticamente mai contestare un pregevolissimo livello qualitativo).
Nessuna guida, inoltre, si limita alla premiazione di vini cari, assegnando spesso la valutazione più alta anche a etichette assai meno costose, di cui viene in qualche modo (in euro o attraverso fasce di prezzo) indicata la cifra di acquisto in enoteca.
Ultimamente, infatti, quasi tutte le guide stanno cercando sempre di più di valorizzare i vini dal grande rapporto qualità/prezzo, indicando e premiando (anche in base ai riconoscimenti ottenuti negli ultimi anni da tipologie e denominazioni che sicuramente hanno di partenza un prezzo più abbordabile) in maniera precisa vini sicuramente più economici, ovviamente prodotti in un numero maggiore di bottiglie e di conseguenza di più di facile reperimento.
Vi sono poi alcuni editori che al tema del risparmio e dei prezzi convenienti dedicano apposite simbologie, che quasi sempre possono essere una valida indicazione per l’appassionato.
Ecco quindi che il Gambero Rosso fa un apposito elenco dei tre bicchieri sotto i 15 €, oltre a contrassegnare con un asterisco centinaia di vini di ogni tipologia ritenuti particolarmente corretti nel prezzo di uscita sul mercato.
E così fa Slow Wine con l’evidenziazione in azzurro dei vini più risparmiosi e al tempo stesso riusciti, pubblicando ogni tanto anche un’apposita guida al vino quotidiano in cui sono banditi i vini sopra i 10 € in enoteca. E si potrebbe proseguire.
Che cos’è, quindi, che potrebbe non funzionare nel modo di premiare i vini da parte delle guide? Sicuramente c’è da valutare con attenzione l’attendibilità dei giudizi, derivante da numerosi fattori assai diversi (dal reperimento dei campioni da degustare, all’esperienza degli assaggiatori, alla capacità di governare un mare di bottiglie in tutte le regioni italiane, ad altro ancora), ma questo è un altro discorso, che non inficia il fatto che non è vero che le guide tendono a mettere in luce solo le etichette più costose, anzi possono aiutare a risparmiare.